Se ti piace il nostro sito votalo adesso con un click sul pulsante Google +1 qui sotto :


Categoria: "Notizie scottanti"

Alterazioni climatiche e geoingegneria: giocare ad essere Dio

Un esempio: Gestione della radiazione solare:

• Aerosol di solfati nella stratosfera: si lanciano nanoparticelle di solfato o di alluminio nella stratosfera mediante aerosol per bloccare la luce del sole. In questo modo si abbassa il termostato della Terra senza ridurre i livelli di gas serra nell’atmosfera.

• Sbiancamento di nuvole: si spruzza acqua di mare nell’atmosfera per aumentare il potere riflettente e la condensazione delle nuvole, e così riflettere verso lo spazio la maggior parte dei raggi del sole.

• Schermi spaziali: lancio di miliardi di piccoli veicoli spaziali automatici che agiscono come specchi, a migliaia di chilometri sopra la Terra, per evitare che una parte dei raggi solari raggiunga la superficie del pianeta, riducendo così il riscaldamento globale.

• Miglioramento dell’albedine: si tratta di incrementare il potere riflettente della superficie terrestre piantando colture più bianche o più brillanti, o coprire regioni desertiche o montuose con materiale bianco riflettente.

• Fertilizzazione oceanica: Si tratta di provocare la cattura del carbonio in mare, utilizzando ferro o azoto per stimolare artificialmente la crescita del fitoplancton.

• Miglioramento per affondamento o risalita del materiale oceanico: si riferisce all’uso di tubi giganti per trasportare le acque arricchite con azoto o fosforo dalle profondità dell’oceano e raffreddare le acque superficiali per migliorare la cattura di CO2 dal mare.

• Ingegneria genetica delle alghe: L’utilizzo di alghe progettate geneticamente, di solito realizzate con tecniche di biologia sintetica, per coprire edifici, stagni aperti o la superficie oceanica al fine di catturare il biossido di carbonio.

Macchine per assorbire anidride carbonica o alberi artificiali

• Semina di nuvole (per provocare precipitazioni). Quest’attività è praticata fin dal XIX secolo, con essa si prometteva pioggia agli agricoltori in difficoltà a causa della siccità, e successivamente veniva usata come tecnica militare per sabotare i movimenti delle truppe. Anche se si basa su una scienza discutibile, la semina di nubi può avere un impatto molto grave nei luoghi in cui è effettuata. Può provocare conflitti tra comunità vicine per via dei cambiamenti nei modelli di precipitazioni.

• Soppressione o re-indirizzamento degli uragani: ci sono già brevetti in attesa di approvazione su tecnologie non testate che garantiscono la soppressione o la modifica della direzione degli uragani.

• Alterazioni della salute

• Giocare a essere Dio genera pericoli irreversibili non solo per il pianeta, ma anche per gli altri esseri viventi. Sono molti ad avvertire che in un secondo geologico stiamo manipolando sistemi molto complessi, che hanno impiegato migliaia di anni per svilupparsi, e ignoriamo gli effetti che ciò potrebbe comportare. Per quanto riguarda l’essere umano, mettono in guardia sull’emergere di nuove malattie che potrebbero essere correlate a questi esperimenti.

• “Parliamo di patologie emergenti che ogni volta influenzeranno sempre più persone, dice Miguel Jara, e che sono causate dall’inquinamento ambientale e soprattutto chimico-tossico che subiamo”.

• Tutti questi prodotti, chimici, biomateriali, farmaci di nuova generazione, lanciati nell’atmosfera, poco a poco vanno a posarsi sul suolo ed entrano in contatto con gli esseri umani. Essendo molte di queste sostanze nuove, il nostro sistema immunitario non le riconosce, e quindi è in grado di produrre una vasta gamma di malattie: sensibilità chimica multipla, affaticamento cronico, qualche nuovo tipo di leucemia, sindrome di Morgellons, ecc.

• Tutte queste “fumigazioni chimiche” vengono condotte da qualche tempo in tutti i paesi del mondo in mezzo ad una grande segretezza. Si stima che ogni anno muoiano migliaia di persone in seguito ad una di queste malattie emergenti, anche se attualmente è difficile dimostrare la connessione tra di loro.

 

 

ARTICOLO INTERO:

Piogge anticipate, controllo degli uragani, neve per mitigare la siccità, riduzione della dimensione della grandine, tutto questo è tecnicamente possibile, grazie alla geoingegneria. Intervento tecnologico e scientifico su scala globale per cercare di contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Un gioco pericoloso con conseguenze imprevedibili.

Primavera tutto l’anno

In un primo momento un gruppo di scienziati autorevoli, sostenuti dagli Stati Uniti, nega categoricamente gli effetti del cambiamento climatico. In seguito non solo lo accetta, ma propone misure tecnologiche per salvare il pianeta dalla crisi climatica.

Lo stesso percorso seguono la maggior parte degli stati del nord del pianeta, responsabili della maggior parte delle emissioni di CO2. Il settore privato, in cui rientrano le multinazionali chimiche, silvicole, petrolifere e agro-alimentari

, lo stesso che aveva contribuito e beneficiato di questo caos, dà il benvenuto a questa specie di piano B provvidenziale che pretende di ignorare il cambiamento climatico.

 

Che cosa provoca questo cambio di opinione? Ammettere fin dall’inizio i fatti avrebbe significato riconoscere il fallimento del modello economico attuale, cosa che non interessa in alcun modo, perché continua a produrre benefici. D’altra parte, parlare di un cambiamento di paradigma sarebbe una misura molto impopolare tra la popolazione. Soluzione? Lasciare le cose come stanno e cercare altre “vie d’uscita” per mitigare gli effetti di questo ormai inarrestabile cambiamento climatico. Qualcosa che consenta di proseguire con le emissioni di CO2, il livello attuale di produzione e ovviamente di consumo e che garantisca la continuità del sistema attuale.

 

È in questo contesto che nasce la geoingegneria, il famoso piano B, un ramo dell’ingegneria che applica i progressi tecnologici su larga scala, per contrastare gli effetti dei cambiamenti nella chimica atmosferica. E, curiosamente, i negazionisti sono i principali promotori di queste nuove tecnologie. Coincidenza? Il giornalista indipendente Miguel Jara, specializzato nella ricerca e analisi delle questioni sanitarie e ambientali, ha studiato approfonditamente questo tema e gli ha persino dedicato un capitolo in uno dei suoi ultimi libri: La salud que viene: Nuevas enfermedades y el márketing del miedo (La salute a venire: nuove malattie e il marketing della paura) (Península).

 

“Se abbiamo contribuito tutti a scaldare il pianeta, perché non potremmo raffreddarlo?”, argomentano i difensori della geoingegneria.

L’autore spiega che “durante gli ultimi dieci anni, più o meno da quando si è iniziato a dimostrare l’influenza umana sul cambiamento climatico e quindi a mettere in discussione l’attuale modello di produzione e consumo capitalistico, sono emersi enti che, finanziati dall’industria petrolifera e chimica, con l’Exxon in testa, hanno cercato di creare confusione circa l’esistenza del cambiamento climatico per ritardare l’adozione di misure destinate a combatterlo, non potendo beneficiarsene”.

 

Con il passare del tempo, il degrado ambientale è così evidente, ed anche la loro attività di lobby e di disinformazione, che la strategia sta cambiando. Ora non vi è alcun dubbio sull’azione dell’uomo e della sua società dei consumi sul clima, ma s’insiste sulla “mitigazione” e sull’”adattamento” del nostro sistema al cambiamento climatico. Ciò vuole essere fatto attraverso un nuovo mercato, quello fornito dalla geoingegneria: regolare la temperatura del pianeta a livelli confortevoli per la vita attraverso progetti di tecnologia molto complessi e molto costosi. In altre parole, non toccare il sistema economico ci ha portato a questa situazione e a dover fare nuovi affari con le tecnologie per combattere il cambiamento climatico.

 

“Se abbiamo contribuito tutti a scaldare il pianeta, perché non potremmo raffreddarlo?”, argomentano i difensori della geoingegneria. Una questione che dalla metà degli anni novanta viene discussa nell’ambito della stampa scientifica non solo statunitense ma anche europea. A tal fine vengono esaminate varie proposte e sono stati realizzati vari esperimenti, nonostante l’Organo sussidiario di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica delleNazioni Unite stabilisca che “nessuna attività di geoingegneria concernente il clima avrà luogo finché non ci sarà un’adeguata base scientifica per giustificare tali attività.”

 

Chi giustifica tali attività, chi le controlla … sono pericolosi spazi bianchi. Nel frattempo, la chiave sta nel saper vendere. Così, progetti che non erano mai stati sottoposti ad un controllo in base ad un minimo di garanzie etiche, economiche, ecologiche o sanitarie, stanno acquisendo legittimità di fronte a governi e istituzioni scientifiche.

Sono venduti come progetti “verdi”, “ecologici”, di “promozione dello sviluppo”. Perché non godersi la primavera la maggior parte dell’anno?

 

Cosa si sta facendo

Sebbene esistano pubblicazioni sulle ricerche di geoingegneria, mancano spiegazioni valide per avvicinare la questione al cittadino comune. La modificazione ambientale viene effettuata da tempo. Nel 1932 e 1949, vennero fatti i primi esperimenti con sostanze chimiche per creare pioggia artificiale, ancora prima che si parlasse di cambiamento climatico. Ma ci sono molte più cose in cantiere.

Il gruppo ETC, un’organizzazione internazionale con sede a Ottawa (Canada), ha speso anni nella ricerca e analisi di questo tema. I suoi membri difendono l’adozione di una moratoria sulla geoingegneria e avvertono del pericolo degli esperimenti compiuti in questo campo.

 

Nella loro relazione ‘Geo ingegneria: giocando con Gaia‘, parlano di tre categorie di esperimenti: conduzione o gestione della radiazione solare, cattura o rimozione di anidride carbonica e cambiamento climatico. Non è fantascienza.

 

Gestione della radiazione solare:

 

• Aerosol di solfati nella stratosfera: si lanciano nanoparticelle di solfato o di alluminio nella stratosfera mediante aerosol per bloccare la luce del sole. In questo modo si abbassa il termostato della Terra senza ridurre i livelli di gas serra nell’atmosfera.

• Sbiancamento di nuvole: si spruzza acqua di mare nell’atmosfera per aumentare il potere riflettente e la condensazione delle nuvole, e così riflettere verso lo spazio la maggior parte dei raggi del sole.

• Schermi spaziali: lancio di miliardi di piccoli veicoli spaziali automatici che agiscono come specchi, a migliaia di chilometri sopra la Terra, per evitare che una parte dei raggi solari raggiunga la superficie del pianeta, riducendo così il riscaldamento globale.

• Miglioramento dell’albedine: si tratta di incrementare il potere riflettente della superficie terrestre piantando colture più bianche o più brillanti, o coprire regioni desertiche o montuose con materiale bianco riflettente.

Implicazioni:

 

La manipolazione artificiale della radiazione solare potrebbe innescare uno squilibrio nel fragile equilibrio dei complessi ecosistemi che si sono evoluti nel corso di millenni.

 

La gestione della radiazione solare è uno strumento grossolano (anche noto come “Piano B”) e sarebbe una misura di emergenza per raffreddare il clima in situazioni catastrofiche.

 

Tuttavia, è visto sempre più come parte di una nuova gestione globale permanente, in cui diverse variabili potrebbero essere ottimizzate per ottenere un clima “agli ordini”. È dimostrato che l’impatto sui climi regionali sarebbe diverso, ma non si sa abbastanza per le tecniche di simulazione che esistono adesso.

 

I paesi in grado di applicare tali tecnologie tenderanno di fatto una mano al termostato e l’altra al ciclo idrologico.

 

Rimozione del biossido di carbonio:

 

• Fertilizzazione oceanica: Si tratta di provocare la cattura del carbonio in mare, utilizzando ferro o azoto per stimolare artificialmente la crescita del fitoplancton.

• Miglioramento per affondamento o risalita del materiale oceanico: si riferisce all’uso di tubi giganti per trasportare le acque arricchite con azoto o fosforo dalle profondità dell’oceano e raffreddare le acque superficiali per migliorare la cattura di CO2 dal mare.

• Ingegneria genetica delle alghe: L’utilizzo di alghe progettate geneticamente, di solito realizzate con tecniche di biologia sintetica, per coprire edifici, stagni aperti o la superficie oceanica al fine di catturare il biossido di carbonio.

• Macchine per assorbire anidride carbonica o alberi artificiali (cattura dell’aria): è l’estrazione di CO2 dall’aria: il biossido di carbonio viene fatto passare attraverso un filtro posto in tali “alberi” e viene risucchiato. L’anidride carbonica estratta viene sepolta o gettata in mare allo stato solido.

• Biochar (Carbone agricolo):

• Impiantare enormi quantità di biomassa e bruciarla mediante pirolisi (in un ambiente a basso livello di ossigeno) e seppellire le concentrazioni di carbonio nel suolo. Una proposta sostenuta dall’International Biochar Initiative (insieme di corporation). La produzione industriale di Biochar afferma che questa è una metodologia che fa riferimento alla precolombiana metodologia indigena tradizionale di terra preta amazzonica, ma le pratiche variano molto per qualità e dimensioni.

L'articolo che stai leggendo continua sotto :
il linguaggio informatico di Dio
LIBRO IN VENDITA Scritto dal Dott. Emanuel Celano - Un testo unico che coniuga informatica, fisica quantistica e spiritualità
IL LINGUAGGIO INFORMATICO DI DIO [ QUI ]

[N.d.tr. : la terra preta, terra nera, e' un tipo di terriccio che viene ritrovato in alcune zone del bacino del rio delle Amazzoni.

Apparentemente questo terriccio e' stato "fabbricato" da una civilta' precolombiana, mescolando carbonella (il biochar) con terra.

Il fine era di ammendare il terreno agricolo incrementandone la produttivita'.

Caratteristica della terra preta e' di contenere carbonio in forma chimica durevole e dalla struttura fisica microporosa.]

 

• Cattura e stoccaggio del carbonio: più che una procedura specifica, è un concetto che si riferisce alla cattura del CO2 alla fonte (cioè, prima che entri nell’atmosfera) e al suo immagazzinamento negli oceani o in formazioni geologiche sulla terra ferma. Per la maggior parte degli esperti, ciò non è da considerarsi geo- ingegneria, in quanto cerca di catturare il CO2 prima che sia rilasciato nell’atmosfera. Tuttavia, è un problema dal punto di vista ambientale, perché un rilascio accidentale di CO2 immagazzinato potrebbe provocare un disordine climatico repentino.

Implicazioni:

 

Quando si utilizzano su larga scala, le tecnologie di rimozione del biossido di carbonio che garantiscono la cattura del CO2 dall’atmosfera dopo che è stato rilasciato possono distruggere, alterare involontariamente o provocare effetti collaterali secondari imprevedibili in ecosistemi complessi come i nostri oceani. La durata, affidabilità e sicurezza della cattura di carbonio (con meccanismi biologici o meccanici), a terra e nel mare, sono sconosciute. Inoltre, essa richiederebbe massicci investimenti, e l’esperimento dovrebbe essere condotto su larga scala per poter avere un impatto significativo sul clima. Molte di queste tecniche richiedono consumi non-sostenibili o cambiamenti nell’uso della terra e dei mari, che danneggerebbero le reti trofiche marine e il sostentamento di migliaia di persone che vivono di pesca artigianale.

 

Modificazione climatica

 

La modificazione climatica ha un passato lungo e controverso, compreso il suo uso militare nella guerra del Vietnam. Oggi dozzine di paesi la praticano, nonostante la mancanza di prove scientifiche della sua efficacia. È causa frequente di conflitti tra comunità vicine che pensano che la pioggia sia rubata dai seminatori di nuvole. L’impatto della modificazione climatica può essere forse più locale e a breve termine, tuttavia, è legato alla geoingegneria storica e scientifica.

 

• Semina di nuvole (per provocare precipitazioni). Quest’attività è praticata fin dal XIX secolo, con essa si prometteva pioggia agli agricoltori in difficoltà a causa della siccità, e successivamente veniva usata come tecnica militare per sabotare i movimenti delle truppe. Anche se si basa su una scienza discutibile, la semina di nubi può avere un impatto molto grave nei luoghi in cui è effettuata. Può provocare conflitti tra comunità vicine per via dei cambiamenti nei modelli di precipitazioni.

• Soppressione o re-indirizzamento degli uragani: ci sono già brevetti in attesa di approvazione su tecnologie non testate che garantiscono la soppressione o la modifica della direzione degli uragani.

Implicazioni:

 

Le tecniche di modificazione del clima hanno dimostrato effetti locali, ma non sappiamo quali altre modifiche hanno provocato ai modelli climatici regionali. Deviare uragani e modificare tempeste può avere impatti devastanti a livello globale e regionale. Ad esempio, è probabile che il percorso di un uragano venga deviato artificialmente, intenzionalmente o accidentalmente, verso una popolazione indifesa.

Chi c’è dietro

Il gruppo ETC ha iniziato a denunciare la geoingegneria alcuni anni fa, ma fu nella Conferenza

 

 

 

mondiale dei popoli sul cambiamento climatico e sui diritti della madre terra, convocata dal governo boliviano nell’aprile 2010 a Cochabamba, che venne lanciata una campagna globale contro queste tecnologie, con la partecipazione di centinaia di organizzazioni e reti ambientaliste, contadini, indigeni, donne ed altri (www.nomanipulenlamadretierra.org). Abbiamo parlato con Silvia Ribeiro, ricercatrice e coordinatrice del programma del gruppo ETC, perché ci spieghi chi c’è dietro a tutto questo. “In cima alla lista dei promotori della geoingegneria c’è la Royal Society del Regno Unito, la più importante istituzione scientifica dell’Inghilterra, la National Academy of Sciences USA, e le loro corrispondenti in Canada, Germania e Russia”. Seguono i politici più preoccupati della loro rielezione che del cambiamento climatico. Oggi della geoingegneria si discute nei parlamenti e nei congressi più come una questione elettorale che come soluzione al cambiamento climatico. Le grandi industrie energetiche, aerospaziali e militari ascoltano prudentemente da dietro, tollerando la baraonda scientifica e lasciando che i cervelli conservatori (gli stessi che prima negavano i cambiamenti climatici) ricevano tutte le critiche. Una volta che altri causano lo “shock”, affermando che il cambiamento climatico incombe su di noi e non c’è modo per ridurre i gas a effetto serra in tempo, l’industria può presentare quindi la “terapia” perfetta: soluzioni tecnologiche che altereranno la stratosfera e/o ristruttureranno la superficie degli oceani per darci un po’ più di tempo.

Un’ulteriore prova di questo quadro e dei suoi protagonisti, la troviamo in un documento di quasi mille pagine realizzato da un gruppo di scienziati e ricercatori, pubblicato nel 1992, cinque anni prima del vertice di Kyoto, dal titolo “Implicazioni della politica del riscaldamento da effetto serra, mitigazione, adattamento e base scientifica”. “I suoi autori, dice Miguel Jara, sono un vastissimo gruppo di scienziati: l’Accademia Nazionale delle Scienze (National Academy of Sciences), l’Accademia Nazionale di Ingegneria (National Academy of Engineering) e l’Istituto di Medicina (Institute of Medicine), tutti degli Stati Uniti”. Come potete vedere, si tratta di elevatissime istanze del mondo scientifico americano. Va ricordato che nello stesso 1992 si è tenuta la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che ha dato luogo a una serie di accordi, attraverso i quali i paesi del mondo si sono riuniti per la prima volta ad affrontare questo problema. Dietro la geoingegneria ci sono governi come quello degli Stati Uniti e i governi occidentali, alte istituzioni accademiche che sostengono ‘scientificamente’ l’attuale modello economico e imprenditoriale, alcune di queste che figurano tra i promotori dello studio appartengono al settore automobilistico, e non hanno alcun interesse a cambiare verso un modello più ecologico di produzione e di consumo per limitare il cambiamento climatico. “. Tutti loro brandiscono argomenti per giustificare la geoingegneria, fanno appelli perché vi siano maggiori investimenti nella ricerca ed esigono un maggior margine di manovra per fare esperimenti.

Alcuni mesi fa Bill Gates ha annunciato che stava finanziando un ambizioso progetto per fabbricare nuvole negli oceani, utilizzando ioduro d’argento.Il progetto è noto come “Silver Lining Project” ed è ufficiale dal maggio 2010, nonostante contravvenga alle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che vietano chiaramente agli Stati di alterare il clima e li obbliga a proteggerlo in vista “delle generazioni presenti e future dell’umanità.” Lo ioduro è usato da anni in molti paesi per ridurre i danni causati dalla grandine.

 

Come ce la vendono?

I difensori della geoingegneria sanno che è molto difficile vendere questa proposta ai cittadini che

 

già diffidano della scienza, dell’industria e dei governi, in relazione al cambiamento climatico. Inoltre, hanno potuto verificare che tutti gli sforzi fatti a loro tempo per far credere alla cittadinanza che il cambiamento climatico non esisteva, sono stati un fallimento. Questo ha fatto cercare loro altre strade. La paura si è convertita in un loro alleato.

 

La velocità con cui si manifestano gli effetti del cambiamento climatico suscita timore tra la popolazione, una situazione che è sfruttata dalle aziende per vendere le loro “soluzioni miracolose”. Con la geoingegneria si può “salvare il pianeta”, “ripristinare l’equilibrio”, “regolare il clima”, “evitare disastri ecologici”, ecc.

 

Il Gruppo ETC svela gli argomenti e le strategie che stanno utilizzando questi gruppi per andare avanti con i loro piani di geo ingegneria:

 

Piano A (azione). La geoingegneria è più veloce ed economica che riscuotere tasse sulle emissioni di gas a effetto serra o ridurli. Dunque, perché aspettare? (Così la pensano Bjorn Lomborg del Copenhagen Consensus Center; Richard Branson, direttore esecutivo della Virgin Airlines e l’American Enterprise Institute).

Piano B (Backup).

 

Dobbiamo preparare un Piano B, perché stiamo andando verso una catastrofe climatica inconfutabile. (Presa di posizione della Royal Society del Regno Unito, dello scienziato Ken Caldeira della Carnegie e dello scienziato David Keith dell’Università di Calgary).

 

Piano C (Commercio). Si può guadagnare molto denaro (e crediti di carbonio) con la geoingegneria (così la pensa Climos, società di fertilizzazione oceanica, e la lobbyInternational Biochar Initiative).

 

Piano D (Difesa). Il controllo del clima, in particolare il controllo regionale, offre importanti vantaggi militari. Si tratta di un problema di sicurezza. (Lowell Wood, creatore dell’operazione Guerra delle Galassie, e il DARPA, Agenzia di Ricerca in Progetti Avanzati per la Difesa degli Stati Uniti).

Piano E (Ecologico).

 

L’emergenza ecologica indica che è urgente mettere in marcia la geoingegneria. (Frozen Protection Campaign dell’Istmo, Environmental Defense Fund).

 

 

Alterazioni della salute

Giocare a essere Dio genera pericoli irreversibili non solo per il pianeta, ma anche per gli altri esseri viventi. Sono molti ad avvertire che in un secondo geologico stiamo manipolando sistemi molto complessi, che hanno impiegato migliaia di anni per svilupparsi, e ignoriamo gli effetti che ciò potrebbe comportare. Per quanto riguarda l’essere umano, mettono in guardia sull’emergere di nuove malattie che potrebbero essere correlate a questi esperimenti.

 

“Parliamo di patologie emergenti che ogni volta influenzeranno sempre più persone, dice Miguel Jara, e che sono causate dall’inquinamento ambientale e soprattutto chimico-tossico che subiamo”.

 

Tutti questi prodotti, chimici, biomateriali, farmaci di nuova generazione, lanciati nell’atmosfera, poco a poco vanno a posarsi sul suolo ed entrano in contatto con gli esseri umani. Essendo molte di queste sostanze nuove, il nostro sistema immunitario non le riconosce, e quindi è in grado di produrre una vasta gamma di malattie: sensibilità chimica multipla, affaticamento cronico, qualche nuovo tipo di leucemia, sindrome di Morgellons, ecc.

 

Tutte queste “fumigazioni chimiche” vengono condotte da qualche tempo in tutti i paesi del mondo in mezzo ad una grande segretezza. Si stima che ogni anno muoiano migliaia di persone in seguito ad una di queste malattie emergenti, anche se attualmente è difficile dimostrare la connessione tra di loro.

 

“Non manipolate la Madre Terra!”

 

 

 

Il Gruppo ETC è riuscito a riunire oltre un centinaio di organizzazioni della società civile per far pressione e frenare gli esperimenti di geoingegneria. A tale scopo i membri del gruppo hanno condotto la campagna “Non manipolate la Madre Terra”. L’obiettivo era di costruire un movimento globale per contrastare gli esperimenti di geoingegneria nel mondo e chiedere ai governi che li proibiscano, sia a livello nazionale sia globale. Sostengono la campagna organizzazioni di base, reti internazionali di contadini, popolazioni indigene, così come rinomati ambientalisti e attivisti nel perseguimento della giustizia sociale come Vandana Shiva, Bill McKibben, David Suzuki e Naomi Klein.

 

La ricercatrice dell’ETC, Silvia Ribeiro, ci parla dell’ultima vittoria conseguita. ”Il 29 ottobre 2010, le Nazioni Unite, applicando il principio di precauzione, hanno adottato una moratoria globale sulla geoingegneria, riconoscendo che si tratta di tecnologie ad alto rischio che potrebbero avere ripercussioni sulla biodiversità e altro ancora. Ciò ostacola le iniziative private e pubbliche che pretendono di assumere il controllo del termostato globale, con la motivazione di manipolare il clima per raffreddare il pianeta dal riscaldamento globale, provocato dagli stessi paesi e aziende che promuovono la geoingegneria. Ma non significa che questa lotta sia finita. Per mantenere e far rispettare tale la moratoria, sarà necessario che la vigilanza da parte della società continui e che venga segnalato qualsiasi tentativo di violazione, mentre ci si prepara per rafforzarla, e continuare a denunciare le false soluzioni alla crisi del clima”.

 

Dobbiamo porre un freno a quest’ansia di “riparare la macchina Terra” a qualsiasi costo, con lo scopo di dominare qualsiasi forma di vita che abita questo pianeta. In nome della libertà, della scienza, del progresso, si stanno portando a termine vere e proprie atrocità alle spalle del cittadino. Un cittadino che non è informato né sulle decisioni che guidano le ricerche che si stanno realizzando, né sulla portata e l’impatto che queste hanno sulla natura, la società e il futuro della razza umana. Le decisioni vengono prese tra “soci” uniti dal potere e dal denaro, e sono loro stessi a dettare le regole.

 

Alcuni storici parlano dell’esistenza nell’antichità di una civiltà avanzata, in possesso di una grande tecnologia in grado di controllare a proprio piacimento le forze della natura, e che ha vissuto una tragica fine a causa della sua eccessiva ambizione. Questo si riflette in molte leggende e scritti. Ciò che è scritto nel passato ci chiede in qualche modo di non dimenticare la nostra storia e i nostri errori per non ripeterli. La Terra non è un laboratorio, è la nostra casa. Cercare di cambiare la vita, il pianeta e i suoi cicli, significa violare la legge naturale, contro la rete che collega tutto il creato. E questo, prima o poi, si rivolterà contro di noi. La storia si ripete.

 

 

►Per ulteriori informazioni:

www.etcgroup.org

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter e rimani aggiornato con UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/newsletterspazio/operazioni.php


#spaziosacro

TROVA LA CURA NATURALE

TROVA LA CURA NATURALE CON UN CLICK

Corsi in Arrivo

reiki bologna


breathwork il potere del respiro

AMI LEGGERE ?

libri gratuiti benessere e crescita personale e spirituale

ACCEDI SUBITO ALLA BIBLIOTECA GRATUITA DI LIBRI DEL BENESSERE, CRESCITA PERSONALE E SPIRITUALE PIU' GRANDE DEL WEB. SCARICA I LIBRI GRATUITI CON UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/interagisci/libri/index.php

FIRMA PER UNA LEGGE SULLE DISCIPLINE BIO-NATURALI

UNA LEGGE PER LE DISCIPLINE BIO-NATURALI : FIRMA ANCHE TU

Ultimi 80 articoli

L'anima puo' modificare la struttura biologica del corpo e guarirlo

“Lo spirito che guarisce” titola la copertina di questa settimana di Der Spiegel, il più diffuso e autorevole settimanale tedesco.

 

Ebbene sì – dopo anni che chi segue vie interiori cerca di trasmettere la propria esperienza, nella maggior parte dei casi invano – oggi i neuroscienziati hanno fatto la grande scoperta: lo spirito può guarire il nostro corpo[1]. Raccontano stupefatti – e ancora increduli – come l’anima possa modificare la struttura biologica del corpo e la possa aiutare a superare la malattia.

Vale a dire di come qualcosa di non misurabile, pesabile, visibile, possa in qualche modo modificare il visibile, pesabile, misurabile.

 

Meditare, fare Yoga e pensare positivamente – strilla Der Spiegel – conquistano ora la medicina ufficiale.

 

Quello che decine di tradizioni sapienziali, di centinaia di ricercatori indipendenti e di migliaia di persone che lo praticano quotidianamente hanno sempre saputo, oggi – udite, udite – è verità scientifica!

Beh, allora deve essere proprio vero…

Di documentazione la rivista tedesca ne fornisce in gran quantità, compresi alcuni filmati che si possono vedere sul sito web[2].

Qui di seguito i risultati di alcune interessanti ricerche su questo argomento.

Iniziamo da due autorevoli psicologi, Vladimir Bostanov e Philipp Keune, i quali avrebbero scoperto l’azione guaritrice dello spirito sul corpo umano mediante esame neurologico – misurazione dell’attività elettrica delle cellule cerebrali – del cervello dei soggetti sotto indagine prima e dopo un corso di meditazione.

I risultati di questo studio hanno evidenziato come il cervello, dopo il corso di meditazione di otto settimane, abbia significativamente incrementato la propria reattività. Il cervello dei soggetti che lavoravano meditativamente aveva imparato a non rimuginare continuamente, indirizzando le risorse di attenzione liberate concentrandosi sul test.

“Meditare aiuta i pazienti a controllare la propria attenzione – ha dichiarato il Dr.Keune – e li rende meno inclini a perdersi in pensieri negativi”.

Allo stesso modo di Keune anche la psicologa Bethany Kok, sta indagando il potere di guarigione della mente. La scienziata americana studia in particolare il nervo vago.

Insieme ai colleghi della University of North Carolina la Kok ha portato avanti un interessante esperimento: per nove settimane 65 donne e uomini ogni sera dovevano annotare in un questionario i sentimenti e le esperienze sia positivi che negativi della giornata. La metà del gruppo partecipava poi a un corso di meditazione dove si imparava ad esprimere emozioni come amore, gentilezza e compassione.

 

Bethany Kok ha presentato il risultato della ricerca sulla rivista Psychological Science[3]: ebbene, il tono del nervo vago di coloro che meditavano è aumentato in modo significativo.

“Chi alimenta buoni sentimenti migliora il tono del proprio nervo vago – conclude la Kok, che oggi lavora al Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia – e questo a sua volta è collegato con una buona salute e probabilmente con un allungamento della vita”.

Il nervo, da sempre poco conosciuto, potrebbe rappresentare il collegamento decisivo tra sentimenti positivi e salute fisica. “Le conoscenze acquisite – così il Dr.Thomas Schlaepfer dalla Clinica di Psichiatria e Psicoterapia dell’Università di Bonn – rendono molto verosimile che il nervo vago sia proprio la struttura di collegamento tra corpo e anima”.

“È lo spirito ad edificare il corpo” scriveva Friedrich Schiller otre due secoli or sono. Ed ecco che – passo dopo passo – la neuroscienza riconosce quello che il poeta, che peraltro era anche medico, sosteneva: vale a dire che l’anima può cambiare il corpo.

In molti ospedali universitari oggi psicologi e medici stanno lavorando per abbinare tecniche meditative ricavate da Buddhismo e Induismo alla medicina moderna. Nel suo libro “La meditazione per gli scettici[4]” Ulrich Ott vom Bender dell’Institute of Neuroimaging dell’Università di Gießen illustra il sentiero della meditazione, utile “ad ampliare la coscienza ed a liberarsi dagli stereotipi di pensiero e comportamentali acquisiti”.

L'articolo che stai leggendo continua sotto :
il linguaggio informatico di Dio
LIBRO IN VENDITA Scritto dal Dott. Emanuel Celano - Un testo unico che coniuga informatica, fisica quantistica e spiritualità
IL LINGUAGGIO INFORMATICO DI DIO [ QUI ]

Anche al Massachussetts General Hospital di Boston è recentemente stata eseguita una ricerca su 15 pazienti, inizialmente agitati, con sonno disturbato e pieni di preoccupazioni. La diagnosi: disturbi d’ansia generalizzata. Per otto settimane hanno frequentato un corso di meditazione; al termine erano in grado di controllare meglio le loro paure e hanno ricominciato a dormire bene. L’indagine ha rivelato che il loro cervello, meditando, aveva subito una modificazione positiva; zone della corteccia prefrontale (deputata alla coscienza di sé) registravano una irrorazione sanguigna superiore, così come le aree deputate alla regolazione del sentimento. Inoltre si evidenziava una maggiore connessione tra la corteccia prefrontale e l’amigdala, il centro della paura nel cervello, rispetto ai pazienti che non avevano meditato.

 

“Nell’essere umano vi sono elementi chiave per la guarigione - sostiene Winfried Rief, del Dipartimento di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’Università di Marburg – egli, se vuole, può influenzare il suo recupero anche con gravi malattie fisiche”.

“Per guarire con lo spirito si ha bisogno della connessione tra anima e corpo”, dice lo psicologo Manfred Schedlowski, dell’Istituto di Psicologia Medica e Immunobiologia Comportamentale dell’Università di Essen. “Sia che io mediti o che il mio medico susciti un’aspettativa di me, produco dei cambiamenti biochimici che raggiungono i miei organi attraverso il sangue e i nervi”.

Che un atteggiamento positivo verso la vita e la salute siano collegati, viene confermato anche dagli studi epidemiologici. Negli Stati Uniti, i ricercatori hanno studiato fotografie di 196 giocatori di baseball, a partire dal 1952, individuando quelli che sorridevano. Poi hanno ricercato quelli ancora in vita nel 2009. Il risultato: coloro che ridevano avevano avuto un grado di mortalità molto più basso!

Ma non è tutto.

Alla Duke University Medical Center hanno scoperto che anche la fede garantisce maggiore serenità. In uno studio su 3851 anziani in North Carolina, coloro che pregano e meditano, hanno avuto una vita più lunga.

La psicologa Julianne Holt-Lunstad ha analizzato 148 studi di questo tipo con dati provenienti da oltre 300.000 persone. Il risultato è che vive più a lungo chi abbia legami sociali, e con un tasso di sopravvivenza maggiore del 50%! In altre parole, essere soli è nocivo quanto fumare, non fare esercizio fisico ed essere sovrappeso.

Di grande importanza ed efficacia naturalmente anche il rapporto medico-paziente; da molte ricerche condotte negli ultimi anni si è visto come un rapporto di fiducia nei confronti del medico possa aiutare enormemente il paziente ad attivare le forze di guarigione latenti in lui.

Infine, alcuni ricercatori statunitensi hanno recentemente riconosciuto come cuore e spirito siano strettamente legati. Hanno studiato 201 uomini e donne con problemi coronarici, di cui la metà praticava la meditazione trascendentale. Questi ultimi hanno potuto ridurre il proprio stress e rinforzare il cuore, con il risultato che quelli che meditavano hanno subito un minor numero di attacchi di cuore e ictus e hanno vissuto più a lungo.

Insomma – concludono gli scienziati giustamente affascinati da questa straordinaria capacità dell’essere umano – la meditazione agisce sul cervello come una fontana di giovinezza.

 

 

 

Essa incrementa la materia grigia nelle regioni del cervello che sono collegate ad attenzione, concentrazione e memoria. In questo modo, contrasta attivamente stati di tensione e di esaurimento. Inoltre, non rafforza solo il cervello, ma anche i processi vitali del corpo. Insomma, il sistema immunitario funziona meglio, la pressione sanguigna diminuisce, aumenta l’attività degli enzimi.

Vi pare poco?

Poi, magari, meditare potrebbe anche aiutarci a capire meglio il mondo e noi stessi, ma quella è un’altra storia…

 

 

https://magazin.spiegel.de/epaper/start/index.htm

 

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter e rimani aggiornato con UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/newsletterspazio/operazioni.php


#spaziosacro

TROVA LA CURA NATURALE

TROVA LA CURA NATURALE CON UN CLICK

Corsi in Arrivo

reiki bologna


breathwork il potere del respiro

AMI LEGGERE ?

libri gratuiti benessere e crescita personale e spirituale

ACCEDI SUBITO ALLA BIBLIOTECA GRATUITA DI LIBRI DEL BENESSERE, CRESCITA PERSONALE E SPIRITUALE PIU' GRANDE DEL WEB. SCARICA I LIBRI GRATUITI CON UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/interagisci/libri/index.php

FIRMA PER UNA LEGGE SULLE DISCIPLINE BIO-NATURALI

UNA LEGGE PER LE DISCIPLINE BIO-NATURALI : FIRMA ANCHE TU

Ultimi 80 articoli

Memoria : Gli Alimenti Utili

Naturalmente intelligente.. Quali sono gli alimenti utili per la memoria e la concentrazione?

 

Ci sono periodi di particolare stress in cui non solo il fisico ma anche la nostra mente risulta affaticata. Concentrarsi in quei momenti diventa davvero difficile. Non è una novità, almeno non per tutti, ma anche l’alimentazione gioca il suo ruolo fondamentale nel funzionamento della nostra testa. Vediamo quindi quali sono i cibi più indicati per ricominciare a ragionare come si deve.

 

Tutti sappiamo che il pesce fa bene alla memoria. Da piccoli ci hanno insegnato che fa bene per il fosforo, in realtà non è proprio così. Il pesce grasso di mare fa bene alla nostra mente perchè ricco di acidi grassi omega 3, essenziali per il buon funzionamento del sistema nervoso.

 

Se siete vegetariani potrete facilmente sostituire questo alimento con le noci. Anche questo frutto è infatti ricco di omega 3. Sono inoltre ricche di Vitamina E e di sostanze antiossidanti. Sono un vero toccasana per la nostra mente. Potrete consumarne ogni giorno 4 o 5 a merenda per diventare più intelligenti!!

 

Oltre alle noci anche altri frutti di questo tipo possono aiutare la testa a dissolvere quello stato di confusione che lo stress ci fa conoscere spesso. Potrete sbizzarrirvi con nocciole, mandorle, anacardi, arachidi, noci pecan.

 

Anche il grano integrale, contenendo un’alta percentuale di folati, è un grande stimolatore delle nostre teste. Fanno bene anche gli altri tipi di cereali integrali e, sarete contenti di sentirlo, i pop corn. Anche i più golosi potranno quindi (senza esagerare con il sale) fare del bene alla propria concentrazione mangiando..

 

Il pane e i cereali integrali sono ricchi di vitamina B6, fondamentale per il cervello. Le germe di grano contengono poi la tiamina che è un valido aiuto per la memoria. Tutto questo gruppo di alimenti aumenta l’apporto del sangue al cervello ed è per questo che è consigliato per ragionar meglio.

 

Anche la vitamina C è un’ importante sostanza antiossidante. Potrete trovarla ad esempio nei broccoli. Studi condotti su donne anziane hanno mostrato come questa verdura sia correlata a miglioramenti nella concentrazione, nella memoria e nelle abilità linguistiche.

 

Sempre per la vitamina C, ma con l’aggiunta del licopene, sostanza antiossidante, risultano ottimi alleati dello studio e della concentrazione i pomodori.

L'articolo che stai leggendo continua sotto :
il linguaggio informatico di Dio
LIBRO IN VENDITA Scritto dal Dott. Emanuel Celano - Un testo unico che coniuga informatica, fisica quantistica e spiritualità
IL LINGUAGGIO INFORMATICO DI DIO [ QUI ]

 

Anche le bacche sono fenomenali per questo tipo di effetti sulla nostra psiche. Fragole, mirtilli, more, grazie ai flavonoidi, altri potenti antiossidanti, mantengono più fresco il nostro cervello e più solide le strutture dei vasi sanguigni.

 

Importantissimi ancora i semi, come i semi di girasole e i semi di zucca.

 

La curcuma, una spezia orientale che forse non tutti conoscono, possiede ottime capacità antinfiammatorie. Fa bene al cervello e ha aiutato molte persone nella lotta contro l’aterosclerosi e l’Alzheimer.

 

Il tè verde è famoso per le sue proprietà antiossidanti ed è anche un ottimo aiuto nella difesa dell‘acetilcolina, un neurotrasmettitore utile alla nostra memoria.

 

Molti si stupiranno, ma anche la disidratazione può causare stordimento e confusione. Il consiglio è quindi, come sempre, quello di bere almeno due litri di acqua al giorno.

 

Insomma, uno stile di vita più equilibrato, un’alimentazione più sana come linea di principio. E qualche mangiata di noccioline e pop corn quando abbiamo voglia di qualche alimento più goloso ma che faccia comunque bene alla nostra mente..

 

 

Roberta Miele

http://www.senzabarcode.it/2013/05/29/naturalmente-intelligente-gli-alimenti-utili-per-la-memoria/

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter e rimani aggiornato con UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/newsletterspazio/operazioni.php


#spaziosacro

TROVA LA CURA NATURALE

TROVA LA CURA NATURALE CON UN CLICK

Corsi in Arrivo

reiki bologna


breathwork il potere del respiro

AMI LEGGERE ?

libri gratuiti benessere e crescita personale e spirituale

ACCEDI SUBITO ALLA BIBLIOTECA GRATUITA DI LIBRI DEL BENESSERE, CRESCITA PERSONALE E SPIRITUALE PIU' GRANDE DEL WEB. SCARICA I LIBRI GRATUITI CON UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/interagisci/libri/index.php

FIRMA PER UNA LEGGE SULLE DISCIPLINE BIO-NATURALI

UNA LEGGE PER LE DISCIPLINE BIO-NATURALI : FIRMA ANCHE TU

Ultimi 80 articoli

Cannabis: nel bene e nel male. Dossier dedicato alla Cannabis

Dossier dedicato alla Cannabis

In Italia la Cannabis fa parte, con i suoi estratti e principi attivi, delle sostanze inserite dall'agenzia del farmaco, insieme a cocaina ed eroina, nella Tabella 1, in quanto dotata di proprietà assuefacenti, ma all'estero già da tempo e in Italia da un paio di anni, a partire dalla regione Toscana, la cosiddetta Cannabis terapeutica può essere erogata dal sistema sanitario nazionale come presidio terapeutico compassionevole per alcune patologie come il cancro terminale, la sclerosi multipla, l'AIDS e anche l'anoressia.

 

Per alcuni la Cannabis è una sostanza pericolosa, anticamera dell'abuso di droghe più pesanti, per altri invece è una sostanza efficace per rilassarsi e dormire meglio. Inutile per un medico nascondersi dietro un dito e limitarsi a dire ai propri pazienti di non utilizzarla, ben sapendo che in realtà ancor più che gli adolescenti, che ne fanno un uso spesso di tipo ricreazionale, fumando lo spinello in gruppo, molti adulti proseguono con un utilizzo cronico di Cannabis, al proprio domicilio, per dormire o rilassarsi la sera.

 

Cosa dire a queste persone in qualità di medico psichiatra? Niente che provenga dal pregiudizio, niente che sia un luogo comune. Piuttosto invece dire la verità, che in termini scientifici non è mai una verità assoluta, ma al contrario è molto umilmente rappresentata soltanto da ciò che finora le ricerche più serie e accreditate hanno potuto dire sui reali effetti acuti e cronici dell'uso di Cannabis, e sugli eventuali rischi associati alla sua assunzione.

 

Le diverse posizioni in merito alla liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, ovvero i derivati della canapa indiana (marijuana e hashish), non sono solo terreno di scontro politico e sociale, perché appunto proprietà, rischi e virtù sono oggetto di studio scientifico e medico. Se i cannabinoidi possono produrre perdita di memoria, senso di paura, alterazioni della percezione, ma anche rilassamento e senso di benessere, così come ebbrezza, espansività, allucinazioni e servono però anche a tollerare meglio il dolore, è ora che se ne dia un effettiva spiegazione per una scelta consapevole.

 

La medicina del futuro, che è già il presente, almeno per quanto riguarda alcuni medici, come chi scrive, è una medicina che deve prima di tutto fare leva sulla consapevolezza delle persone. La ricerca scientifica sta sempre più aprendo la strada ai percorsi di integrazione tra saperi occidentali e orientali, medicina convenzionale e alternativa, e in questo scenario le persone debbono ricevere prima di tutto informazione, ed essere messe nella condizione di accedere a una medicina finalmente integrativa per poi esercitare liberamente il proprio potere di scelta, anche di fronte a temi contraddittori e delicati come questo.

 

 

I derivati della Cannabis e la loro azione a livello cerebrale

 

Vale la pena partire facendo chiarezza su cosa siano i derivati della Cannabis, marijuana e hashish.

La Marijuana è una droga ottenuta dalla canapa indiana (Cannabis indica), le cui foglie, essiccate e tritate, vengono fumate o ingerite per il loro effetto allucinogeno ed euforizzante. Il principio attivo della marijuana è il tetraidrocannabinolo (THC), che si concentra soprattutto nelle cime fiorite.

L'hashish, una droga ricavata dalla resina della pianta, ha un contenuto di THC otto volte superiore a quello della marijuana.

 

La canapa indiana cresce nelle regioni temperate; la concentrazione del principio attivo aumenta con l'altitudine delle zone di coltivazione e quanto più il clima di queste regioni è secco e asciutto. A eccezione di pochi paesi, la coltivazione della canapa indiana è ovunque illegale.

Il DM 18.04.2007 ha però inserito, anche in Italia, il principio attivo della Cannabis, il THC, il suo isomero, trans-THC, e un suo analogo, il nabilone, nella Tabella 2, nella quale si trovano farmaci capaci di produrre dipendenza, come la morfina, ma dotati di utilità terapeutica.

È da notare che la Cannabis e le sue preparazioni (marijuana, hashish, olio di hashish) sono inseriti in Tabella 1 ma non in Tabella 2, e questo esclude che la Cannabis e le sue preparazioni possano essere vendute e utilizzate per uso terapeutico.

 

Cosa si può dire ad oggi sui reali rischi associati all'assunzione di Cannabis e quali sono i margini terapeutici effettivamente offerti da farmaci come il Sativex, oggi disponibile anche in Italia per il trattamento di alcuni di sintomi associati a patologie specifiche?

 

Sappiamo che la Cannabis esercita i suoi principali effetti sul sistema nervoso centrale (SNC), sia fumata sia ingerita. Le sue proprietà psicoattive sono la ragione per cui è usata a fini voluttuari in molte parti del mondo.

Gli studi sugli effetti acuti della Cannabis nell'uomo suggeriscono che il sistema dei recettori dei cannabinoidi può essere implicato nella regolazione dell'umore, emozioni, attenzione, memoria, e molte altre funzioni cognitive.

 

Per quanto riguarda gli aspetti scientifici, fino agli anni '70 si pensava che il principio attivo della Cannabis, il THC, agisse come l'alcol, modificando lo stato di aggregazione dei lipidi e delle proteine delle membrane dei neuroni grazie alla sua grande liposolubilità. Si scoprì invece che nel cervello dei mammiferi, incluso l'uomo, esistono siti di legame saturabili e in numero finito, ai quali il THC si lega ad alta affinità e in modo stereospecifico e la cui distribuzione cerebrale è consistente con i suoi effetti centrali. Nel cervello questi recettori (deti CB1 e CB2) sono addirittura i più abbondanti della loro categoria (recettori legati a proteine G) superando quelli di ben noti neurotrasmettitori come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina.

 

Analogamente ai recettori per la morfina e gli oppiacei, anche i recettori CB1 non si trovano nel cervello umano per poter godere degli effetti gratificanti della Cannabis né per diventare da essa dipendenti, ma perché svolgono un ruolo importante nelle funzioni cerebrali.

Esistono infatti una serie di agonisti endogeni dei recettori CB1 (anandamide, 2-arachidonilglicerolo) che si producono localmente per azione di enzimi specifici su lipidi che costituiscono la membrana dei neuroni e della glia (acido arachidonico) e influenzano la trasmissione dell'informazione in specifiche aree cerebrali e in fenomeni di neuroplasticità implicati nell'apprendimento e nello sviluppo cerebrale.

Il punto cruciale è stabilire la misura in cui ciascuna di queste funzioni, e invero il sistema dei cannabinoidi endogeni e gli stessi recettori, sono influenzati dall'uso prolungato di cannabinoidi esogeni.

 

I recettori per i cannabinoidi si concentrano specificatamente in alcune aree cerebrali, il che rende ragione degli effetti della Cannabis sulle funzioni mentali (Vedi figura 1).

Ad esempio, l'elevata densità dei recettori CB1 nei Gangli della Base, deputati a garantire la permanenza dei comportamenti abituali appresi, detti skills, spiega la capacità della Cannabis di alterare la guida secondo un percorso abituale. Sotto l'effetto della Cannabis il soggetto cerca di compensare la compromissione della modalità automatica regredendo a una modalità tipica dei principianti, quella goal-directed e dipendente non più da stimoli che precedono l'azione (stimulus-response modality) e ne consentono il rapido e coordinato sviluppo ma dal risultato stesso dell'azione (action-outcome modality) il che rende l'azione inadeguata, lenta e scoordinata, come è appunto quella di chi sta imparando a guidare.

Studi epidemiologici mostrano che la guida sotto l'influenza della Cannabis raddoppia il rischio di incidenti mortali e amplifica l'effetto dell'alcol, nel senso che la loro associazione determina un rischio superiore alla somma di ciascun fattore preso individualmente.

Distribuzione e densità dei recettori ai cannabinoidi nel cervello umano. La densità è codificata in base ai colori. Le aree a densità più elevata (rosso, arancione e giallo) sono: la corteccia prefrontale dorso-laterale, che spiega l'alterazione delle funzioni cognitive da parte della Cannabis; il globo pallido e la substantia nigra, che spiegano gli effetti gratificanti e di rinforzo e l'alterazione delle funzioni extrapiramidali; la corteccia anteriore del giro del cingolo, che spiega gli effetti sul tono dell'umore (aumento sotto l'effetto della Cannabis, diminuzione in astinenza); e l'amigdala e l'ippocampo, che spiega gli effetti sulla memoria e sull'ansia.

(Tratto da: K. H. Taber, R. A. Hurley, "Endocannabinoids: Stress, Anxiety and Fear"; The Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciences, 2009)

I primi studi sull'utilizzo di Cannabis e i possibili danni cerebrali correlati

 

I possibili effetti avversi e rischi legati all'assunzione della Cannabis hanno iniziato a essere oggetto di studi scientifici intorno agli anni '70 a partire dal fatto che gli stessi consumatori di Cannabis si lamentassero di problemi di memoria, concentrazione, perdita di motivazione, paranoia, depressione, dipendenza e letargia, e che tra le persone che consumavano marijuana abitualmente e in grosse dosi vi era chi sviluppava una "sindrome amotivazionale", caratterizzata da passività, demotivazione e ansia.

I ricercatori tuttavia riscontravano, al massimo, piccole differenze cognitive fra i consumatori cronici di marijuana e i non consumatori, e i risultati tendevano a differire sostanzialmente da uno studio all'altro.

 

Una prima seria revisione è stata quella di Lynn Zimmer & John Morgan "Marijuana Myths Marijuana Facto. A review of the scientific evidence" (New York/San Francisco: The Lindesmith Center, 1997). I due ricercatori hanno riesaminato i dati emersi dagli studi svolti nei 30 anni precedenti, dai quali emergeva che il processo cognitivo più chiaramente colpito dalla marijuana fosse la memoria a breve termine.

Negli studi di laboratorio, infatti, i soggetti sotto l'influenza della marijuana non mostravano problemi a ricordare le cose imparate in precedenza. Tuttavia, mostravano una diminuita capacità di imparare e richiamare nuove informazioni. Questa diminuzione durava per tutta la durata dell'intossicazione. Tuttavia la revisione delle ricerche effettuate non permetteva di stabilire precisamente l'entitá e la permanenza dei danni da consumo cronico perché i risultati differivano sostanzialmente da uno studio all'altro.

 

Altra fonte rigorosa proviene dalla revisione svolta nel 1998 dall'House of Lords Select Committee on Science and Technology (Cannabis. The scientific and medical evidence. London: The Stationery Office, 1998); gli psichiatri del Royal College of the Royal Society of Psychiatry passarono in rassegna tutti gli studi sugli effetti a lungo termine dell'uso di Cannabis con la consulenza di uno dei massimi esperti sul campo, il Dr Jan van Amsterdam dell'Istituto Nazionale Olandese per la Salute Pubblica e per l'Ambiente, giungendo alla conclusione che la Cannabis può avere effetti indesiderati a lungo termine sulla performance cognitiva, ovvero le prestazioni del cervello, particolarmente nei forti consumatori, i quali mostravano un significativo indebolimento nei compiti che richiedono elaborazioni complesse di nozioni apprese (le cosiddette funzioni "direttive" del cervello).

Al tempo stesso misero in evidenza le difficoltà pratiche di stabilire eventuali effetti residui. Esse includono la impossibilità di ottenere valori di base precedenti all'uso della droga (p.es. misure delle funzioni cognitive del soggetto prima del loro primo uso di Cannabis), la difficoltà di stimare la dose di droga assunta, la necessità di un lungo periodo di "ripulitura" dopo la cessazione dell'uso per tener conto della lenta eliminazione della Cannabis residua dall'organismo, e la possibilità di confondere i deficit a lungo termine con gli effetti dell'astinenza.

 

Successivamente, Nadia Solowij e Brin Greyner ("Long term effects of cannabis on psyche and cognition". In: Grotenhermen F, Russo E, eds. Cannabis and cannabinoids: pharmacology, toxicology and therapeutic potential. Binghamton, NY: Haworth Press, 2001) elaborano una ulteriore revisione della letteratura sull'argomento, giungendo alla conclusione che la natura dei deficit cognitivi come rilevata dai test psicologici suggerisce che i consumatori a lungo termine hanno prestazioni ragionevolmente buone nei compiti abituali della vita quotidiana, benché possano essere più distraibili.

È possibile incontrare difficoltà nell'esecuzione di compiti complessi che sono nuovi o non possono essere risolti dall'applicazione automatica di conoscenze precedenti, o con compiti che si basano molto sulla componente memoria, o richiedono pianificazione strategica, o l'esecuzione di più compiti contemporaneamente.

 

La "nuova Cannabis" aiuta paradossalmente la ricerca

 

Non molti forse sanno che negli ultimi dieci anni, i progressi scientifici nella conoscenza del meccanismo d'azione della Cannabis sono stati anche paradossalmente favoriti dalla selezione e immissione in commercio di varietà di Cannabis coltivabili in serra o in condizioni idroponiche, che forniscono un titolo di THC (15-20%) 20-40 volte più elevato di quello della Cannabis endemica (0.5-1%).

L'introduzione di queste varietà ha letteralmente cambiato lo status della Cannabis come droga. È un po' quello che è successo con l'introduzione dell'eroina al posto dell'oppio o della cocaina base, volatile e da fumare (crack) al posto della cocaina cloridrato da sniffare.

 

L'introduzione delle varietà di Cannabis da coltura idroponica o in serra (es. skunk) ha svelato la vera natura della Cannabis, come il suo impatto sulla guida, la capacità di indurre dipendenza (con un forte aumento in Olanda e in Inghilterra, dove le varietà tipo skunk sono particolarmente diffuse, dei soggetti richiedenti un trattamento di disassuefazione), la compromissione a lungo termine delle funzioni cognitive e della memoria, e infine l'insorgenza, in individui predisposti, di sintomi schizoidi.

 

Il punto è che tutto questo era ampiamente prevedibile sulla base delle conoscenze scientifiche sulla Cannabis, ma l'assunzione di queste varietá di Cannabis ha funzionato come una lente di ingrandimento sugli effetti del tetraidrocannabinolo.

Ora, l'ultima frontiera in questo campo è l'introduzione dei derivati sintetici e volatili dei recettori cannabinoidi, che, sotto il nome di Spice, potevano essere liberamente acquistati su Internet fino a che non sono stati inseriti in Tabella 1, in compagnia dell'eroina e della cocaina.

 

Dunque la ricerca ha potuto chiarire molti dei dubbi circa gli effetti avversi dell'utilizzo cronico di Cannabis.

Cannabis e riduzione dei volumi cerebrali

 

Dagli studi condotti su modelli animali è emerso come una somministrazione a lungo termine di cannabinoidi, a dosaggi simili a quelli fumati, sia in grado di indurre cambiamenti neurotossici nell’ippocampo, inclusa una diminuzione del volume neuronale, della densità neuronale e sinaptica, e della lunghezza dei dendriti dei neuroni piramidali.

 

Per questa ragione, un gruppo di ricercatori australiani ha indagato gli effetti di un consumo elevato (oltre cinque dosi al giorno) e prolungato (più di dieci anni) di cannabis in 15 soggetti con un’età media di 39,8 anni e in 16 controlli. Dal campione in esame sono stati esclusi i pazienti affetti da disturbi mentali e neurologici e chi presentava una storia di abuso di molteplici droghe. In particolare, sono state prese in considerazione ippocampo e amigdala, due regioni cerebrali ricche di recettori per i cannabinoidi, e, tramite risonanza magnetica a elevata risoluzione, sono state misurate le eventuali variazioni volumetriche di queste aree.

 

I ricercatori hanno, così, osservato che i consumatori di cannabis mostravano una riduzione bilaterale del volume sia dell’ippocampo, sia dell’amigdala (rispettivamente del 12% e del 7,1%) e hanno identificato un’associazione inversa tra il volume ippocampale dell’emisfero sinistro e l’esposizione alla droga durante il decennio precedente. Inoltre, i soggetti che assumevano la Cannabis, rispetto agli appartenenti al gruppo di controllo, ottenevano una performance più scarsa per quanto riguardava l’apprendimento verbale ed erano esposti a un rischio più elevato di insorgenza di sintomi psicotici.

 

I risultati ottenuti confermano quanto osservato in precedenza, dimostrando come l’assunzione prolungata di elevate dosi di Cannabis induca una significativa riduzione del volume dell’ippocampo e dell’amigdala. Infatti, con elevata probabilità, la mancanza di effetti osservata in alcuni studi precedenti era dovuta all’impiego di tecniche di imaging caratterizzate da basso potere risolutivo o da un periodo di esposizione alla sostanza stupefacente troppo breve. Tuttavia, resta da chiarire l’eziologia delle riduzioni volumetriche osservate, in quanto potrebbero essere dovute a una perdita di glia o neuroni, a un cambiamento delle dimensioni cellulari o a una diminuzione della densità sinaptica.

 

Secondo una ricerca australiana del 2012, l'uso prolungato e con alte quantità di Cannabis danneggia il cervello, con danni alla memoria e alla capacità di apprendimento (Functional Connectivity in Brain Networks Underlying Cognitive Control in Chronic Cannabis Users).

I ricercatori del Melbourne's Murdoch Childrens Research Institute (Mcri) e degli atenei di Melbourne e Wollongong, spiegano di avere dimostrato per la prima volta che il rischio associato alla marijuana è tanto maggiore quando più precoce è l'età in cui si prova lo "spinello".

 

Nella ricerca pubblicata sulla rivista Neuropsychopharmacology, gli studiosi hanno usato la risonanza magnetica per esaminare il cervello di 59 persone che hanno usato marijuana per 15 anni in media, comparando le immagini con quelle di 33 persone sane che non hanno mai usato la droga.

Le immagini misuravano cambiamenti di volume, forza e integrità della materia bianca, il complesso sistema di connessioni del cervello.

A differenza della materia grigia, l'area del pensiero che raggiunge la sua punta a otto anni di età, la materia bianca continua a svilupparsi nel corso della vita. Nei consumatori di marijuana è stata osservata da un lato la distruzione delle fibre nervose, e dall'altro una riduzione di oltre l'80% del volume di questa sostanza, che a differenza della materia grigia continua a svilupparsi anche in età adulta.

L'età media di inizio consumo era pari a 16 anni, ma alcuni partecipanti allo studio avevano iniziato a fumare a 10-11 anni. E in caso di consumo precoce, i danni riportati erano superiori e particolarmente gravi a lungo termine.

 

Come spiegato in molte interviste da Marc Seal, autore senior della ricerca, questo è il primo studio che dimostra la presenza di alterazioni significative conseguenti all'uso di cannabis, e come l'età in cui si inizia a consumare regolarmente Cannabis rappresenti un fattore chiave nel determinare la gravità del danno cerebrale.

 

Cannabis e sviluppo cerebrale

 

Nel 2010 è stato anche pubblicato il primo studio che esamina l’influenza dell’uso della cannabis sulla “girificazione” del cervello, ossia la formazione dei giri e dei solchi cerebrali, pubblicato da un team di ricercatori spagnoli che hanno studiato la morfologia del cervello in un campione di 30 ragazzi utilizzando la Risonanza Magnetica Encefalica, per determinare se gli adolescenti e i giovani che ne fanno uso abbiano anomalie cerebrali.

 

I ricercatori hanno confrontato la conformazione strutturale dell’encefalo di questi ragazzi con un gruppo di 44 volontari sani. I risultati ottenuti dalla ricostruzione della morfologia cerebrale, pubblicati sulla rivista scientifica Brain Research, hanno dimostrato che nei consumatori di Cannabis si assiste a una riduzione dei solchi cerebrali in entrambi gli emisferi, oltre a uno spessore corticale più sottile nel lobo frontale destro.

 

Fra i giovani non consumatori, l'età gioca un ruolo importante nella riduzione della girificazione e dello spessore corticale, mentre fra i consumatori non dipendeva né dall'età, né da quando si è iniziato a consumare Cannabis, né dall'esposizione cumulativa alla sostanza.

Questo studio suggerisce che la Cannabis, se usata durante l'adolescenza o da giovani adulti, possa provocare una prematura alterazione della girificazione corticale, simile a quella che accade in età solitamente più avanzata nei non consumatori, il che corrisponde a una alterazione dello sviluppo cerebrale i cui effetti dovranno essere ulteriormente approfonditi per valutarne i rischi per la funzionalità cerebrale.

Cannabis e rischio suicidario

 

Uno studio neozelandese dal titolo Cannabis use and suicidal ideation, redatto dall'Università di Melbourne nel 2012, ha utilizzato i dati di uno studio della "Christchurch Health Study" che analizzava il comportamento dei bimbi nati nel 1977 in Nuova Zelanda, al fine di stabilire se esistesse una relazione causale tra l'uso di Cannabis ed eventuali tendenze suicide.

Ebbene, nel campione osservato è risultato che il 38 per cento delle femmine e il 31 per cento dei maschi aveva avuto pensieri suicidi. L'età media di insorgenza di tali pensieri è stata fissata ai 17 anni per le femmine e 18 anni per i maschi.

Inoltre, la probabilità di avere tali pensieri nei consumatori giornalieri di Cannabis è stata rilevata nel 74,4 per cento per le femmine e del 51 per cento per i maschi. Mentre per i non consumatori questo dato si fermava rispettivamente al 35 e al 25,5 per cento.

 

Questo studio mostra come l'uso di Cannabis soprattutto in persone vulnerabili può incrementare il rischio di mortalità, soprattutto in relazione alle ricadute sull'attenzione e sulla stabilità psichica dei soggetti, agli stati depressivi e demotivazionali che la Cannabis è in grado di creare.

Unico neo da rilevare in questo studio, peraltro scientificamente rigoroso è l'assenza di indagine relativa ad altri possibili cofattori, come eventuale utilizzo di psicofarmaci concomitante.

 

Cannabis e psicosi

 

Uno studio sugli effetti dell'uso prolungato di Cannabis, pubblicato sugli Archives of General Psychiatry da psichiatri dell'università di Queensland diretti da John McGrath, ha dimostrato che la marijuana usata a lungo raddoppia il rischio di soffrire di psicosi e aumenta di quattro volte il pericolo di allucinazioni.

 

Già in passato erano stati eseguiti studi sugli effetti del consumo di marijuana o di altri derivati della Cannabis. I risultati di questi studi hanno lasciato emergere un complesso rapporto tra droga e psicosi: in alcuni casi addirittura sembrava addirittura che chi risultava poi predisposto alla psicosi fosse più incline a consumare marijuana. Ma se vi fosse un meccanismo di causa-effetto e di che tipo restava poco chiaro.

 

Ciò nondimeno le gravi conseguenze dell'uso a lungo termine di Cannabis erano emerse in uno studio sulle comunità indigene d'Australia che sono grandi consumatrici di cannabis. Si era visto che dopo 15 anni di abuso dello stupefacente cominciano a comparire effetti mentali cronici, con casi di psicosi irreversibili, oltre a depressione e dipendenza.

 

Il nuovo studio australiano sulla popolazione generale fa un po' più di luce sul legame tra Cannabis e psicosi: gli esperti hanno monitorato per molti anni la salute psichica di oltre 3.800 giovani che per alcuni anni (fino a sei) avevano fatto uso di marijuana. È emerso che maggiore è il tempo durante cui i giovani hanno consumato questa droga, maggiore è il rischio di soffrire di psicosi e allucinazioni.

 

Per verificare che il legame tra Cannabis e psicosi fosse di causa-effetto, cioé che fosse proprio la droga ad aumentare il rischio, gli esperti hanno esaminato un sottogruppo di oltre 200 coppie di fratelli, uno dei quali usava marijuana. Ne è risultato che solo per il fratello che consumava marijuana aumentava il rischio psicosi.

 

Cannabis e sessualità

 

Se negli anni ’70 la Cannabis era considerata la "droga dell’amore", poiché i suoi consumatori dichiaravano un miglioramento della proprio vita sessuale, i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine nel 2011 e condotto dal dottor Rany Shamloul, le cui ricerche sono il frutto di una collaborazione tra università di Ottawa, l'università del Canada e l’università del Cairo, hanno mostrato invece un collegamento tra l’utilizzo di marijuana e le disfunzioni erettili, individuando nel pene un recettore per la Thc (tetraidrocannabinolo), principio attivo della cannabis, che funge da inibitore nell’erezione.

I recettori di tale principio attivo sono infatti situati sulla muscolatura liscia del pene e questo induce effetti sulla funzione erettile, di cui la muscolatura liscia risponde per il 70%.

 

Da un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga risulta che la marijuana è una droga usata ogni anno da 162 milioni di persone nel mondo, ed il suo uso è molto diffuso soprattutto tra i giovani, che ne sottovalutano ampiamente i rischi contrapposti ai momentanei "benefici".

 

“È un messaggio forte quello che dobbiamo comunicare alle nuove generazioni ed ai giovani uomini”, ha osservato il ricercatore, "poiché la vita sessuale adulta di tali ragazzi potrebbe essere compromessa, e se ulteriori studi confermeranno i risultati ottenuti dalla ricerca, i giovani dovrebbero scegliere tra il ‘piacere’ di uno spinello giovanile ed il ‘piacere’ di una sana e soddisfacente vita sessuale."

 

Cannabis e salute dentale

 

Una ricerca neozelandese della Scuola di Medicina di Dunedin, pubblicata nel 2008, ha seguito oltre 900 persone di età fra 18 e 32 anni, monitorando regolarmente il loro consumo di Cannabis e i controlli dentari. Lo studio, pubblicato sull'ultimo numero della rivista dell'American Medical Association, indica che la malattia peridentaria colpisce più severamente chi fuma più spesso: in questo gruppo una persona su quattro ha contratto una condizione cronica entro l'età di 32 anni.

 

Dai check-up più recenti è risultato che appena il 6,5% dei non fumatori di Cannabis mostrava forti sintomi di infiammazione e di deperimento dei tessuti associati con affezione peridentaria. La proporzione sale però all'11% fra chi fuma spinelli occasionalmente, ed al 24% fra chi ha ammesso di fumarli regolarmente sin dall'età di 18 anni. Nell'insieme, fra i fumatori abituali, cioè chi fuma in media 41 o più spinelli l'anno, fra 18 e 32 anni, il rischio di contrarre la malattia è del 60% superiore alla media della popolazione, anche escludendo altri fattori possibili come la placca dentaria.

Studi precedenti avevano già legato la malattia peridentaria al fumo di tabacco, ma questo studio è il primo che la lega all'uso di marijuana.

 

Il risultato è stato ulteriormente supportato da un lavoro del 2012 (Periodontal and oral manifestations of marijuana use. Rawal SY, Tatakis DN, Tipton DA. J Tenn Dent Assoc. 2012) che, oltre a presentare lo studio di due casi specifici, ha revisionato la letteratura sull'argomento, concludendo per un aumentato rischio di paradontosi (allargamento gengivale) in soggetti consumatori cronici di Cannabis.

 

Dossier dedicato alla Cannabis, diviso in cinque puntate. A cura della dott.ssa Erica Francesca Poli, psichiatra, psicoterapeuta. Parte quinta.

 

Cannabis e cancro

 

I ricercatori del Jonsson Cancer Centre dell'Università di California, a Los Angeles, sono arrivati alla conclusione che fare uso di marijuana può far venire il cancro, a causa delle sostanze cancerogene contenute nella marijuana, molto più forti che nel tabacco.

 

Secondo il Dottor Zhang, senior researcher dello studio, chi fuma poco, rischia anche poco, chi fuma molto, corre molti rischi e chi ha cominciato a fumare giovanissimo dovrebbe stare in guardia nei confronti dei sintomi del cancro alla testa e al collo, molto comune anche fra i fumatori accaniti e i forti bevitori.

 

Un ulteriore studio dell’Università di Leicester nel Regno Unito indica che fumare Cannabis altera il DNA e aumenta il rischio di cancro. I risultati di questo nuovo studio, che getta nuova luce sull’uso della Cannabis come stupefacente, sono stati pubblicati sulla rivista "Chemical Research in Toxicology".

Per la ricerca, condotta da scienziati provenienti dal Dipartimento di Studio sul Cancro e Medicina Molecolare del Karolinska Institute di Stoccolma in Svezia, è stata impiegata una tecnica ultrasensibile detta cromatografia liquida e la spettrometria di massa tandem per trovare chiare indicazioni sul possibile danno al DNA in condizioni di laboratorio.

 

I ricercatori mettono l’accento sul fatto che il fumo, in particolare quello di tabacco, è notoriamente tossico. Di fatto, questo, contiene oltre 4 mila sostanze chimiche di cui almeno 69 sono state classificate come cancerogene. La marijuana per essere fumata viene, in genere, mescolata con il tabacco poiché da sola è meno combustibile. In virtù di questa sua caratteristica, la Cannabis contiene il 50% in più di policiclici aromatici cancerogeni, idrocarburi compresi il naftalene, benzantracene e benzopirene, che non il fumo di tabacco. In totale, il fumo di questa, contiene circa 400 composti, di cui 60 cannabinoidi.

 

Nell’articolo pubblicato, gli scienziati forniscono i dati relativi all’analisi condotta con la spettrometria per provare che, in condizioni di laboratorio, il fumo di Cannabis danneggia il Dna umano.

 

Cannabis e dipendenza

 

I lavori più importanti che di recente hanno cercato di tracciare una revisione sull'argomento portano la firma di Steven Goldberg e Gigi Tanda del Nida, l’Istituto nazionale sull’abuso di droga americano, del cagliaritano Gaetano Di Chiara e di Beat Lutz del Max Planck of Psychiatric di Monaco.

 

In effetti, come abbiamo visto, la marijuana ha un suo recettore nel cervello e si inserisce in delicatissimi meccanismi neurochimici alla base delle funzioni cognitive e crea dipendenza psichica.

 

La ricerca del Nida, il massimo istituto americano di studi sulle sostanze stupefacenti, pubblicata pochi anni fa su “Nature Neuroscience”, ha dimostrato che il principio della cannabis, il Delta 9 tetraidrocannabinolo (Thc), ha gli stessi effetti neurologici della cocaina.

 

Per capire quali sono gli effetti della marijuana sul nostro cervello, basta andare a vedere come sono distribuiti i suoi recettori, concentrati nelle parti limbiche dove hanno sede le emozioni e le funzioni cognitive, come ben illustrato nelle ricerche di Gaetano Di Chiara, ordinario di farmacologia dell’università di Cagliari, presidente del Fens, Federazione europea delle società di neuroscienza.

 

Di Chiara ha scritto una serie di studi pubblicati da “Nature” e “Science”, dove ha dimostrato che il principio attivo della cannabis, il Thc, ha la capacità (come i principi attivi delle droghe più pesanti, compresa l’eroina e la cocaina) di aumentare i livelli di una sostanza chimica, la dopamina, che ha la funzione di trasmettere le informazioni tra le cellule cerebrali, facendo da mediatore chimico per le esperienze di piacere e provocando dipendenza in individui che ne facciano uso ripetuto.

Anche se in Italia il fenomeno della dipendenza da Cannabis è meno noto, ad Amsterdam, nelle numerose cliniche di disintossicazione da Cannabis, i medici riportano effettivamente numerosi casi di dipendenza.

 

La marijuana incide dunque in maniera profonda nelle funzioni che noi consideriamo squisitamente umane. Come a dire che modifica radicalmente l’azione del nostro cervello facendoci agire diversamente da come faremmo senza averla assunta. Considerarla innocua dunque sarebbe ormai semplicistico.

 

L'ultima indagine Espad (European School Survey Project on Alchool and Other Drugs) fatta in 250 scuole fra la popolazione degli istituti secondari italiani, nella fascia d’età 15-19 anni, ha registrato negli ultimi 10 anni un abbassamento ulteriore dell’età della prima iniziazione alla droga: 11 anni.

 

Il punto cruciale è che la gravità degli effetti della marijuana dipende dall’età di iniziazione alla sostanza.

Se si cominciano a fumare spinelli quando la struttura psichica è già formata l’effetto è minore. Ma se si assume marijuana nella prima adolescenza, la personalità si costruisce in funzione della sostanza e il rischio di dipendenza aumenta.

 

La Cannabis terapeutica

 

Dopo avere parlato a lungo di rischi associati all'uso della Cannabis è doveroso parlare anche di alcuni effetti terapeutici che si sono rivelati utili nel trattamento di alcuni sintomi associati a patologie croniche o considerate incurabili.

 

I cannabinoidi sono utilizzati come terapia complementare nella gestione del dolore oncologico. In questo caso, i farmaci di prima linea restano gli oppiacei e i narcotici analgesici, ma i cannabinoidi possono avere il ruolo di adiuvanti, potenziando l'azione dei narcotici analgesici.

Nella terapia della spasticità nella sclerosi multipla, l'estratto di Cannabis applicato come spray orale, ha mostrato un'efficacia superiore al placebo in trials clinici controllati.

 

Secondo uno studio compiuto su 1.366 pazienti e pubblicato sul “British Medical Journal” nel 2001, la marijuana contiene dei componenti che hanno dimostrato una certa efficacia anche contro la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia. Il derivato della cannabis risulta migliore rispetto ad altri farmaci, come il Plasil.

 

Vi sono poi casi singoli e testimonianze di persone che hanno sperimentato effetti terapeutici notevoli, tra cui anche un paziente affetto da epilessia che ha riferito una remissione delle crisi dopo assunzione di marijuana, ma questi casi andrebbero tutti verificati con studi specifici, al momento non disponibili.

 

La Cannabis terapeutica è disponibile sia sotto forma di analoghi di sintesi non vegetali (il farmaco Sativex, dispensato dal Sistema Sanitario Nazionale in caso di patologie specifiche) sia sotto forma di analogo vegetale (nabilone).

 

Questi farmaci vengono somministrati per via orale o intramuscolare, quindi senza che vi sia alcuna sovrapposizione con le vie di assunzione voluttuarie, tant'è che in Paesi nei quali tali farmaci sono già disponibili da più tempo, questo non ha prodotto alcun incremento dei tassi di assunzione a scopi voluttuari di Cannabis.

http://www.nonsoloanima.tv/index.php?controller=article&path=20&article_id=1639

di Erica F. Poli

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter e rimani aggiornato con UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/newsletterspazio/operazioni.php


#spaziosacro

TROVA LA CURA NATURALE

TROVA LA CURA NATURALE CON UN CLICK

Corsi in Arrivo

reiki bologna


breathwork il potere del respiro

AMI LEGGERE ?

libri gratuiti benessere e crescita personale e spirituale

ACCEDI SUBITO ALLA BIBLIOTECA GRATUITA DI LIBRI DEL BENESSERE, CRESCITA PERSONALE E SPIRITUALE PIU' GRANDE DEL WEB. SCARICA I LIBRI GRATUITI CON UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/interagisci/libri/index.php

FIRMA PER UNA LEGGE SULLE DISCIPLINE BIO-NATURALI

UNA LEGGE PER LE DISCIPLINE BIO-NATURALI : FIRMA ANCHE TU

Ultimi 80 articoli

PIEDI : Anche i piedi hanno il loro beauty case

È il momento di scoprirli, ma solo se siamo davvero pronte. Piedi non curati sono impossibili da esibire. Non hai ancora cominciato il programma piedi? Per cominciare, bisogna comporre il kit di emergenza.

 

Pochi cosmetici, ma scelti con cura. Ne bastano 5: una crema emolliente, uno scrub, un deodorante specifico, smalti curativi e un olio nutriente per le unghie costituiscono la base di ogni trattamento. A cui aggiungere qualche chicca: maschere da applicare sui talloni per eliminare in un quarto d’ora screpolature e secchezza, calzini nutrienti da indossare per piedi vellutati in un batter d’occhio, trattamenti multifunzionali per le unghie, sulla falsariga delle BB cream tanto di moda per la pelle. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Ecco tutti i prodotti nel dettaglio.

 

Per i piedi.

1. Crema emolliente. Contiene agenti umettanti e idratanti, che rendono la pelle idratata e morbida fin dalla prima applicazione. Si applica tutte le sere prima di andare a dormire e dopo ogni pedicure. Il consiglio in più? Infilare calzini di cotone prima di coricarsi, per lasciarla agire tutta la notte.

 

2. Gel antifatica. Serve soprattutto a chi passa molte ore in piedi, perché allevia il gonfiore di piedi e gambe. Contiene ingredienti rinfrescanti, come il mentolo, e purificanti, come l’olio di lavanda.

3. Crema per talloni screpolati. È un trattamento d’urto per calcagni trascurati e ultra secchi. A base di un particolare tipo di cheratina, le screpolature vengono riparate e i risultati sono visibili in pochi giorni. Aiuta anche a prevenire ulteriori callosità e ispessimenti. Per completare l'azione, frizionare delicatamente le parti interessate con una lima per i piedi.

 

4. Deodorante. In polvere o spray, si applica direttamente sui piedi per un’immediata sensazione di freschezza, neutralizzando il cattivo odore. Aiuta a ridurre la proliferazione dei batteri, mantenendo i piedi asciutti e profumati. L’ideale dopo l’attività fisica e d’estate.

 

5. Scrub: per una pulizia profonda, da fare una volta alla settimana. Accelera il naturale processo di purificazione detergendo i piedi a fondo e lasciandoli morbidi come seta.

 

6. Maschera. Esiste quella in patch, da applicare solo nei punti più soggetti a ispessimenti e disidratazione, oppure in versione calzino, da indossare per un trattamento completo su tutta la superficie del piede. Contiene un mix di oli ad azione nutriente che, grazie al calore sprigionato dal calzino, penetra profondamente nella cute per una profonda azione rigenerante.

Per le unghie.

1. Olio nutriente. Esiste anche la crema, da applicare su unghie e cuticole e massaggiare dolcemente fino al completo assorbimento. Nutre le unghie, rendendole più forti e sane e migliorandone l’aspetto, grazie al mix di vitamine, oli e burri vegetali.

 

2. Smalto tutto in uno. Non può mancare, prima dello smalto colorato, un trattamento che unisce 5 azioni in 1: indurisce, rafforza, leviga, sbianca e rende le unghie più brillanti. È arricchito con derivati di vitamina A ed E e olio di Argan, che svolgono un’azione idratante, fortificante e antiossidante. Essendo trasparente, può essere utilizzato da solo, come base del colore o come top coat, per fissarlo meglio.

 

3. BB unghie. È l’ultima novità: uno smalto color pelle, che regala alle unghie un risultato naturale, effetto fondotinta. Così come la BB cream riesce a intervenire sulle imperfezioni del viso, regalando un look naturalmente perfetto, levigato e luminoso, è stata individuata una texture che regalasse lo stesso tipo di effetto sulle unghie. Da applicare come base, ma anche da sola per un effetto nude look.

http://salute.it.msn.com/news/17416/piedi-beauty-case/1.html

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter e rimani aggiornato con UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/newsletterspazio/operazioni.php


#spaziosacro

TROVA LA CURA NATURALE

TROVA LA CURA NATURALE CON UN CLICK

Corsi in Arrivo

reiki bologna


breathwork il potere del respiro

AMI LEGGERE ?

libri gratuiti benessere e crescita personale e spirituale

ACCEDI SUBITO ALLA BIBLIOTECA GRATUITA DI LIBRI DEL BENESSERE, CRESCITA PERSONALE E SPIRITUALE PIU' GRANDE DEL WEB. SCARICA I LIBRI GRATUITI CON UN CLICK QUI :

https://www.spaziosacro.it/interagisci/libri/index.php

FIRMA PER UNA LEGGE SULLE DISCIPLINE BIO-NATURALI

UNA LEGGE PER LE DISCIPLINE BIO-NATURALI : FIRMA ANCHE TU

Ultimi 80 articoli