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Allergeni negli alimenti. Rischi per la salute

Le allergie alimentari colpiscono fino al 6% dei bambini e, approssimativamente il 2% della popolazione generale. Sovente i bambini, crescendo perdono la sensibilità agli allergeni. Sebbene qualsiasi alimento possa scatenare una reazione, sono relativamente pochi i cibi responsabili della maggioranza delle reazioni allergiche: latte, uova, noccioline, noci, crostacei, pesce.
Molti di questi allergeni alimentari sono stati caratterizzati a livello molecolare, il che ha migliorato la nostra comprensione nell’immunopatogenesi di molte risposte e presto potrà condurci verso nuovi approcci immunoterapici.
Come si verifica un’allergia
I soggetti allergici reagiscono a sostanze che sono innocue per i soggetti sani. In particolare hanno la capacità di produrre anticorpi della classe IgE, non presenti nei soggetti non allergici.
Le sostanze in grado di scatenare una risposta nei soggetti allergici sono definite “allergeni”.
La reazione di ipersensibilità agli alimenti mediata da anticorpi della classe IgE è immediata. Gli anticorpi riconoscono gli allergeni, o frazioni di allergeni, e producono reazioni che possono essere anche gravi.
Gli allergeni
Gli allergeni sono sostanze proteiche o glicoproteiche in grado di legarsi specificamente alle immunoglobuline della classe IgE.
Tutte le sostanze sono in grado di evocare una risposta di tipo IgE nei soggetti sensibilizzati. Ovvero, gli allergeni non evocano alcuna risposta immunitaria nel soggetto non atopico, ma scatenano la reazione solo nei soggetti allergici a quell’allergene.
I sintomi
Le reazioni allergiche alimentari sono responsabili di una grande varietà di sintomi che coinvolgono la cute, il tratto gastrointestinale e respiratorio e possono essere causate da meccanismi IgE mediati e non IgE mediati.
Reazioni di ipersensibilità ad alimenti
Reazioni IgE mediate e patologie derivate

Cutanee: Orticaria, Angioedema, Rash morbilliforme, Eritema.

Gastrointestinali: Sindrome orale allergica, Anafilassi gastrointestinale.

Respiratorie: Rinocongiuntivite acuta, Broncospasmo (sibili).

Generalizzate: Shock anafilattico.

Diagnosi e terapia
L’approccio diagnostico per le allergie alimentari è simile a quello di altre patologie. La storia clinica mira a stabilire se sia avvenuta una reazione allergica a cibi e a ottenere informazioni utili per effettuare una prova diagnostica appropriata.
Si raccolgono le seguenti informazioni:
-       l’alimento sospettato responsabile della reazione;
-       la quantità ingerita dell’alimento stesso;
-       il tempo intercorso tra l’ingestione e o sviluppo dei sintomi;
-       se sintomi simili si sono presentati in una precedente ingestione dello stesso alimento;
-       quando è avvenuta l’ultima reazione al cibo;
-       altri fattori, per es. esercizio fisico.
Un approccio sistematico che include anamnesi, test di laboratorio, diete di eliminazione e test di provocazione conduce a una diagnosi corretta.
Il trattamento delle allergie alimentari consiste nell’istruire il paziente a evitare di ingerire l’allergene responsabile e attuare la terapia in caso di ingestione involontaria.
Allergie alimentari più frequenti
Potenzialmente ogni  alimento è in grado di indurre fenomeni di tipo allergico ed è costituito da proteine che possono fungere da allergeni.
In realtà  solo alcuni ricorrono frequentemente quale causa di reazione e gli alimenti allergenici  sono diversi da luogo a luogo,  secondo le abitudini alimentari dei vari paesi e secondo le attività lavorative in campo agricolo.
Non tutte le proteine conosciute sono buoni allergeni e alcuni alimenti che ne contengono  rilevanti percentuali (per esempio manzo, maiale e pollo) sono raramente implicati nelle patologie allergiche.
Invece, le proteine vegetali, quelle  dei pesci, del latte e delle uova sono più facilmente causa  di sintomi clinici.
Sono otto le principali classi di alimenti allergenici (FAO 1995)
1. arachidi, soia, altri legumi;
2. uova;
3. pesce;
4. latte;
5. sesamo e altri semi;
6. nocciole;
7. frumento e altri cereali;
8. molluschi e crostacei.

Intolleranze alimentari
Nelle intolleranze alimentari non sono coinvolti gli allergeni. Si tratta, invece, di tutte quelle reazioni  avverse ad alimenti non riferibili ad allergia, ma ad altri meccanismi ben pochi dei quali  scientificamente definibili e documentabili. In genere la sintomatologia è di grado inferiore rispetto alle forme allergiche e non dono descritti fenomeni anafilattici.
Tra le intolleranze alimentari scientificamente definibili si includono:
•       intolleranza da deficit enzimatico (intolleranza al lattosio e ad altri carboidrati)
•       celiachia (per quanto  meglio collocabile nella patologia autoimmune con interessamento pluriorgano.
Diagnosi di intolleranza alimentare
Per prima cosa occorre escludere la reazione allergica IgE. Poi vengono effettuati eventuali test di scatenamento e test specifici:
- H2 breath test al lattosio in caso di sospetta intolleranza al lattosio  (durata fino  4 ore  con valutazione  dell’H2 espirato ogni mezz’ora);
- H2 breath test ad altri tipi di zuccheri complessi nel dubbio di intolleranza a zuccheri o di overgrowth batterico (metodica meno standardizzata, di durata fino a sei ore con valutazioni ogni 10 minuti).
Etichettatura, effetti positivi, limiti
È in atto dal novembre 2005 (in USA dal gennaio 2006) la nuova Normativa per l’etichettatura dei prodotti alimentari per informare i consumatori di tutti gli ingredienti e sostanze, presenti in un determinato prodotto alimentare.
Questa direttiva genera degli effetti positivi pur con qualche limite, per esempio l’esigenza di una etichettatura precauzionale; la stampa con caratteri più leggibili; le segnalazioni e I cambiamenti di etichettatura sui prodotti già in commercio.
Problemi a livello scolastico
Il bambino (o adolescente)  con allergia alimentare è un soggetto a rischio, di conseguenza occorre che il rischio sia ben definito in seguito a una accurata e corretta valutazione allergologica. Occorre prevenire il rischio con diete apposite e trattare la reazione allergica con somministrazione di farmaci e, in particolare di adrenalina autoiniettabile.
Dunque è determinante una stretta interazione tra allergologo, pediatra e la scuola.
Anna Perino
Università degli Studi di Torino. SCDU Pediatria,
San Luigi Gonzaga, Orbassano (TO).
annamaria.perino@unito.it  

Tratto dalla relazione presentata all’evento:
Dalla produzione all’alimentazione.
Principi di igiene e sicurezza alimentare.
Educazione alimentare, prevenzione, educazione alla salute.
A cura di: Scuola di Sicurezza Alimentare.
Torino, 30.11.2010 – Eataly, Museo del Gusto.

Anna Perino
Allergia e intolleranza alimentare
Pacini editore. Ospedaletto (PI), 2001.
È possibile scaricare il testo completo del libro da:
http://www.pollinieallergia.net/allergia-ed-intolleranza-alimentare-a163

Associazione Allergologi Immunologi Territoriali e Ospedalieri
http://www.aaito.it/
http://www.pollinieallergia.net/



Immagine: Schlierner - Fotolia.com
La nuova normativa europea in materia di etichettatura dei prodotti alimentari
Direttiva 2003/89/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio
del 10 novembre 2003
che modifica la Direttiva 2000/13/CE per quanto riguarda l'indicazione degli ingredienti contenuti nei prodotti alimentari.
(Testo rilevante ai fini del SEE
Per informare meglio tutti i consumatori e tutelare la salute di alcune fasce, è opportuno rendere obbligatoria l'inclusione nell'elenco degli ingredienti di tutti gli ingredienti e di tutte le altre sostanze presenti in un determinato prodotto alimentare. Nel caso delle bevande alcoliche dovrebbe essere obbligatorio indicare nell'etichettatura tutti gli ingredienti con effetti allergenici presenti nella bevanda considerata.

Allegato III bis
Ingredienti di cui all'articolo 6, paragrafi 3 bis, 10 e 11
Cereali contenenti glutine (cioè grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati) e prodotti derivati.
Crostacei e prodotti a base di crostacei.
Uova e prodotti a base di uova.
Pesce e prodotti a base di pesce.
Arachidi e prodotti a base di arachidi.
Soia e prodotti a base di soia.
Latte e prodotti a base di latte (compreso il lattosio).
Frutta a guscio cioè mandorle (Amigdalus communis L .), nocciole (Corylus avellana, noci comuni (Juglans regia ), noci di acagiù (Anacardium occidentale ), noci pecan [Carya illinoiesis (Wangenh) K.Koch ],noci del Brasile (Bertholletia excelsa ), pistacchi (Pistacia vera ), noci del Queensland (Macadamia ternifolia ) e prodotti derivati.
Sedano e prodotti a base di sedano.
Senape e prodotti a base di senape.
Semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo.
Anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 10 mg/kg o 10 mg/l espressi.

 

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La dieta salva cuore

Tanti gli alimenti alleati del sistema cardiovascolare. Importante, però, è anche cucinarli e condirli nel modo giusto. Ecco alcuni consigli pratici.

Prevenire le malattie del sistema cardiovascolare con la dieta si può: questa la conclusione di numerosi studi scientifici. E se frutta e verdura, insieme al pesce, sono al primo posto, non vi stupite se vi saranno concessi anche cioccolato e vino, naturalmente nelle giuste dosi.

Cibi sì, cibi no

Frutta e verdura di stagione sono un toccasana per il sistema cardiovascolare. Da sempre i nutrizionisti ne raccomandano almeno 5 porzioni al giorno.

Se da un lato sono povere di grassi, infatti, dall’altro assicurano un adeguato apporto di vitamine, minerali e anche fibre, che abbassano i livelli di colesterolo e limitano l’assorbimento dei lipidi, che in quantità eccessiva sono dannosi per circolazione e cuore.

E, proprio per il loro alto contenuto di fibre, non dimenticate mai nella lista della spesa anche legumi e cereali, pane, pasta e riso rigorosamente integrali.

Importantissimo è poi dedicarsi due, o meglio tre volte la settimana, alla preparazione di una pietanza a base di pesce, poco calorica e ricca di sostanze amiche di cuore e arterie, quali gli acidi grassi polinsaturi e, soprattutto se sceglierete il pesce azzurro, anche gli omega-3.

Se però non potete fare a meno della carne, concedetevi (non tutti i giorni) pollo, tacchino o vitello, limitando invece il consumo di carni rosse.

E rimanendo in tema di prodotti di origine animale, il vostro cuore vi ringrazierà se limiterete a due le porzioni di uova alla settimana (facendo attenzione anche a tutti gli alimenti che le contengono) e se metterete a tavola solo salumi magri come prosciutto crudo o bresaola.

Per quanto concerne invece i latticini, promossi latte scremato e yogurt e formaggi, ma solo se freschi e poveri di grassi.

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E i dolci?

Per i golosi, una notizia buona e una cattiva: se vi sarà richiesto qualche sacrificio per limitare il consumo di dolci e zuccheri, potrete consolarvi con il cioccolato che, se fondente, contiene antiossidanti, preziosi alleati del sistema cardiovascolare.

E per chi d’estate non può rinunciare alla tentazione di un gelato rinfrescante: niente creme, ma solo gusti alla frutta.

Non solo che cosa, ma anche come Oltre a scegliere i cibi giusti, dovrete però anche cucinarli e condirli in modo corretto: evitate il burro e la panna, e abbondate invece con olio extravergine di oliva a crudo.

Spezie e aromi potranno esservi di aiuto nel limitare il sale. Sì alla cottura alla griglia o al vapore, no invece alle fritture.

E infine, come dissetarci in modo salutare?

Basterà svuotare il frigorifero da bevande gasate e zuccherate, mentre per quanto riguarda gli alcolici, l’unica eccezione è rappresentata da un paio di bicchieri di vino al giorno, possibilmente rosso.

Lisa Trisciuoglio

 

fonte : http://www.saperesalute.it/viver-sano/alimenti-e-diete/la-dieta-salva-cuore?from_linked_top=true

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Trasformazione sociale e culturale e problemi di salute mentale

Non solo i casi più gravi di patologie mentali, ma anche il nuovo male di vivere derivato dal cambiamento sociale e culturale che muta le persone e le rende talvolta incapaci di affrontare le difficoltà del vivere quotidiano, generano un nuovo tipo di domanda ai Dipartimenti di Salute Mentale. Una iniziativa delle ASL TO1 e ASLTO2
Consumo psicofarmaci
Secondo l’ultima relazione del Rapporto Osserva Salute (2009), un’analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle regioni italiane, si registra un vero e proprio boom del consumo di psicofarmaci, per gli antidepressivi l’aumento è del 310% sui consumi dal 2000 al 2008.
È possibile che questo sia da riferire a un accresciuto disagio sociale e, contestualmente, a una diminuzione dello stigma legato al disagio psicologico. Questo porta a una minore difficoltà personale a esporre il problema al proprio medico e a ricevere una prescrizione farmacologica.
Velocità
I cambiamenti che ci hanno coinvolti negli ultimi quarant’anni sono rilevanti. I nostri telefonini sono più potenti dei computer della Nasa degli anni 70 e viaggiano a una velocità 200 volte superiore ai congegni militari degli stessi anni. Nelle case del 1980 avevamo al massimo una dozzina di microchip di strutture elettroniche, oggi ne abbiamo circa 3000: computer, video, registratori, orologi al quarzo, ecc.
Siamo circondati da elementi che ci inducono a vivere velocemente, ad andare in fretta.  Oggi il mondo deve andare veloce e i limiti del nostro cervello sono stati superati dal computer. Tant’è che, se pensiamo alla memoria a breve termine, non c’è bip inserito in un computer che non sia ricordato precisamente. Inutile citare la quantità di memoria a lungo termine che può contenere, così come la capacità di apprendere, di proporre diversi programmi contemporaneamente e di aggiornarsi.
Lavoro
Altro importante cambiamento sociale è il lavoro. Abbiamo nella attuale società molte persone di 40-50 anni che il lavoro lo perdono, che non hanno possibilità di essere riassunti, che magari non hanno neppure la capacità di reinventarsi, perché la storia che li ha cresciuti era diversa. Da qui alle problematiche economiche si associano sentimenti di inadeguatezza, frustrazione, tristezza e depressione.
Famiglia
Anche la famiglia non è immune dagli attuali cambiamenti culturali in atto. Le trasformazioni hanno comportato l’aumento delle separazioni e dei divorzi, l’aumento dei single, la trasformazione dei ruoli sociali della donna, l’aumento dei matrimoni tra persone di paesi diversi, l’aumento delle coppie omosessuali.
Queste e altre trasformazioni sociali e tecnologiche, mutano le persone.
Difficoltà di adattamento
L’uomo ha inventato e tarato i computer come enormi potenziatori. Ma questo sull’uomo produce difficoltà di adattamento: la velocità con cui la società si modifica attraverso questi sistemi è di gran lunga superiore alla capacità di adattamento dell’uomo.
Questa velocità eccessiva rispetto al percorso dell’uomo, i sentimenti di inadeguatezza, di frustrazione, di fallimento che ne derivano, ci riportano ai sintomi descritti nella depressione. La tristezza che il sociale ci rimanda è davvero universale.
È evidente che si tratta di un cambiamento culturale importante, non si tratta di una crisi medico-sanitaria ma sociale e la nostra società non è in grado di chiedere, e quindi di offrire, che soluzioni veloci.













ASL TO1 e ASL TO2 - Una iniziativa a Torino per far fronte alla nuova "domanda" ai Dipartimenti di Salute Mentale
Il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL TO1 ha consuntivato nel 2010 circa 42.000 prestazioni. Le patologie più frequenti sono nell’ambito della psicosi e dei disturbi della personalità, tuttavia, l’organizzazione dei Servizi di Salute Mentale dipende strettamente dalla ”domanda” che la società rivolge alla Psichiatria.

A fronte del cambiamento sociale e culturale anche la richiesta ai servizi psichiatrici vede un cambiamento: la sempre maggiore domanda di persone a disagio ad affrontare le difficoltà del vivere quotidiano, ma che non rientrano nei quadri nosologici dei cosiddetti “casi gravi” verso i quali i servizi negli anni si sono organizzati.

Nelle ASL TO1 e ASL TO2 si sta cercando di offrire delle risposte che vadano incontro anche a questo nuovo tipo di richiesta, con un primo passo che vede l’apertura degli ambulatori il sabato mattina. Questo per permettere alle persone che lavorano, che si occupano di genitori anziani e/o di figli piccoli, ai famigliari dei pazienti, di avere uno spazio, un punto di riferimento e di sicurezza in un momento della settimana che evita loro la richiesta di permessi e di sostituzioni non sempre facili da ottenere e che potrebbero aumentare il carico di disagio già presente.

Saranno effettuate visite e prenotazioni, ma anche servizi di urgenza e assistenza a quelle famiglie le cui patologie non danno tregua.

Una iniziativa congiunta delle due ASL perché chi vive con una persona affetta da patologie mentali, di qualsiasi livello di gravità, possa contare su un’assistenza continua e maggiore e, anche a livello psicologico, il non sentirsi abbandonati per tutto il fine settimana porta giovamento.

Dal punto di vista della ricerca, poter contare sull'apertura degli ambulatori psichiatrici territoriali anche il sabato, rappresenta un indubbio vantaggio per la verifica delle terapie in atto e per il monitoraggio dei pazienti. La possibilità di un contatto continuativo evita al paziente di sentirsi smarrito e il conseguente ricorso, spesso superfluo, al DEA, già oberato di per sé. Interventi che possono falsare l'esito delle terapie stesse e conseguentemente i risultati della ricerca.

L’apertura dalle 9 alle 13 del sabato può rappresentare un primo passo verso una maggiore apertura dei servizi territoriali in un arco di tempo superiore sia nei giorni feriali, sia il sabato e la domenica, nel momento in cui saranno possibili maggiori risorse, sia con la spesa, sia con la riconversione delle strutture di media-lungo degenza.

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Diminuisce drasticamente l'aspettativa di vita sana degli italiani

Una delle più frequenti obiezioni che viene mossa a noi medici “allarmisti” è che, in barba ai rischi
ambientali, la speranza di vita – almeno nei paesi occidentali – non solo è cresciuta, ma sta ulteriormente aumentando. Sembrerebbe quindi che i veleni ( metalli pesanti , agenti cancerogeni, diossine, particolato ultrafine, pesticidi, radiazioni…) per i quali tanto ci agitiamo, non fossero poi così pericolosi nè in grado di danneggiarci più di tanto.
Forse, ancora una volta, siamo invece proprio noi ad avere ragione: andate sul sito della Commissione
Europea per la Salute ) e scegliete, come indicatore, l’aspettativa di vita alla nascita (Life expectancy at
birth) e l’aspettativa di salute alla nascita (Health life years at birth), cliccate in corrispondenza di “Italia” e questi sopra e sotto sono i grafici che visualizzerete. E’ chiaro per tutti che nel nostro paese, a partire dal 2003 vi è un crollo dell’aspettativa di vita in salute, crollo che è ancora più repentino nelle donne che non nei maschi: la vita continua ad allungarsi ma la vita in salute si accorcia drasticamente come, tra l’altro, non aveva mai fatto prima. Cosa sta succedendo? E’ evidente che la nostra salute sta rapidamente deteriorandosi per l’aumentare di patologie cronico-degenerative fra cui, in primo luogo il cancro, che purtroppo colpisce non solo gli anziani, ma sempre più spesso giovani e bambini. Questo dato, del resto perfettamente coerente con l’aumento del 60%, nel consumo di farmaci di classe A nel nostro paese dal 2000 al 2009, dovrebbe suscitare estrema attenzione non solo fra cittadini e addetti ai lavori, ma ai più alti livelli istituzionali se non altro per i costi economici ed assistenziali che tutto ciò comporta. E’ questo crollo della speranza di vita in salute che il Prof Ugo Bardi, ha definito, analogamente al picco del petrolio, il “picco della salute”. Le riflessioni che tutto ciò , in qualità di medico oncologo mi suscita sono tante, ma la prima è che mi sembra davvero paradossale che non ci si interroghi adeguatamente sulle cause di questo fenomeno, quasi che noi medici (ed in particolare noi oncologi che pure abbiamo sviluppato tanta sensibilità nei confronti della qualità della vita dei nostri pazienti), abbiamo di fatto dimenticato che la miglior qualità di vita si gode semplicemente quando non si ha bisogno di noi, nè delle nostre cure, esami o farmaci anche se sempre più “intelligenti”…. In questo periodo poi in cui da ogni dove siamo bersagliati da richieste di fondi per la ricerca sul cancro, vorrei fare a tutti una domanda: pensiamo davvero che sia questa la strada da battere per vincere questa malattia o non sarà che così facendopuntiamo a cronicizzare il cancro, ma non a debellarlo?
Il Presidente Nixon firmò nel 1971 il National Cancer Act, un solenne atto con cui dichiarava di voler
sconfiggere il cancro, e Gaylord Nelson fu l’unico membro del Senato a votare contro, quando gli fu chiesto ragione di ciò disse: ”semplicemente non riuscivo a vedere quale era la logica; pensavo che stessimo promettendo alla gente cose che non saremmo mai stati in grado di mantenere”. Oggi, nel 2011, dopo 40 anni a chi dobbiamo dare ragione? In U.S.A fino al 2005 sono stati investiti oltre 50 miliardi di dollari nella guerra contro il cancro, ma è sotto gli occhi di tutti che, se da un lato diminuisce l’incidenza di alcuni tipi di tumore (specie quelli correlati al tabagismo, abitudine fortunatamente in diminuzione specie nei maschi), dall’altro ci si ammala sempre di più per tumori alla prostata, testicolo, mammella, tiroide, linfomi , melanoma, pancreas, fegato… e soprattutto si ammalano sempre più giovani e giovanissimi. Proprio in questi giorni è comparso sui giornali di Brescia che in quella città vi sono state in un solo anno ben 60 nuove diagnosi dicancro fra bambini ed adolescenti, con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente: chi non si preoccuperebbe davanti a tali numeri? Certo, per alcuni tipi di tumore, anche in stadi avanzati, qualche miglioramento della sopravvivenza è stato raggiunto: ma a che prezzo, sia in termini di effetti collaterali che economici? Un articolo recente ha valutato che a New York negli anni ’90 si poteva prolungare di 11,5 mesi la vita di un paziente affetto da tumore al costo di 500 $, nel 2004, per lo stesso tipo di cancro e nel medesimo stadio, erano disponibili cure in grado di prolungare la vita di 22,5 mesi al costo di 250.000 $. Il ricercatore R.W Clapp che riporta questi dati si spinge oltre ed afferma: ”C’è uno straordinario profitto dell’industria farmaceutica in generale e la chemioterapia attualmente in uso o all’orizzonte è uno dei campi più promettenti….[...] La “target therapy” ( terapia mirata o intellligente n.d.r.) come descritta da Hanahan e Weinberg è il Santo Graal delle multinazionali del farmaco e ci si aspetta che il numero di persone affetta da cancro in U.S.A raddoppierà nelle due prossime decadi”.
Davvero possiamo onestamente pensare di poter sostenere questi costi e, soprattutto, che così facendo si
apra un reale spiraglio nella guerra contro il cancro? Siamo in tanti fra “addetti” e “non addetti” ai lavori a ritenere che questo approccio sia perdente e vorremmo che si invertisse al più presto la rotta, o che per lo meno la ricerca di efficaci terapie fosse accompagnata da pari investimenti per la rimozione delle cause del cancro: in U.S.A. il National Cancer Institute investe meno del 3% per la reale prevenzione della malattia e l’America Cancer Society addirittura meno dello 0.1 %…Qualcuno può onestamente ritenere che nel nostro paese siamo messi meglio?
E’ davvero sensato puntare tutta l’attenzione sulla ricerca di nuovi farmaci, senza di fatto mai puntare
l’attenzione sulle cause di queste malattie, evitando fra l’altro di fornire ai cittadini informazioni
scientificamente corrette, chiare, complete e dettagliate sui tanti agenti cancerogeni presenti nel nostro
habitat? E’ ora di passare dalle parole alle azioni: guardiamoci intorno, chiediamoci che ruolo hanno pesticidi, diossine, nichel, cadmio, cromo, piombo, mercurio, benzene, PCB, IPA … e gli altri numerosissimi veleni presenti ormai stabilmente non solo in aria, acqua, cibo, ma nel nostro stesso corpo. E’ ora di intraprendere azioni decise per ridurre la presenza di tali sostanze nell’ambiente, evitando ad esempio, di bruciare rifiuti o di inzuppare le nostre terre di pesticidi. Non sto inventando nulla di nuovo: nella lettera al Presidente Obama del 10 Aprile 2010 che accompagna il Report commissionato dal governo americano ad un Panel di Oncologi ”Reducing Environmental Cancer Risk, what we can do now”” troviamo scritte queste parole: ”il popolo americano, ancor prima di nascere, è bombardato continuamente da una miriade di combinazioni di esposizioni tossiche. Il Panel La esorta [ Presidente Obama] ad esercitare con forza tutto il potere della Sua carica per rimuovere le sostanze cancerogene e gli altri agenti tossici dal nostro cibo, dall’acqua e dall’aria, perché tutto ciò aumenta a dismisura i costi per la sanità, danneggia la produttività della nostra Nazione e devasta la vita degli Americani” Non mi sembrano cose difficili da capire; di certo, senza tema di smentita, posso affermare che il cancro da cui certamente – nel 100% dei casi – si guarisce è quello di cui NON ci si ammala!Riscopriamo quindi la Prevenzione Primaria, investiamo risorse per ridurre l’esposizione delle popolazioni agli agenti inquinanti e difendiamo una informazione rigorosa, indipendente, scientificamente corretta sui rischi ambientali, solo così potremo sperare di invertire la rotta e risalire la china.
Bibliografia

http://ec.europa.eu/health/indicators/healthy_life_years/data/index_en.htm

Agenzia nazionale del Farmaco AIFA –Osmed

http://ugobardi.blogspot.c

Danei G.: Causes of cancer in the world: comparative risk assessment of nine behavioural and
environmental risk factors Lancet 366: 1784-1793, 2003
Clapp RW et al:
Environmental and Occupational Causes of Cancer, Lowell Center for Sustainable
Production, 2007
Devra Davis: La Storia Segreta della Guerra al Cancro
Samuel S. Epstein: How to win the war against cancer, 2005 http://www.preventcancer.com/
2008-2009 Annual Report Presidet’s Cancer Panel Reducing Environmental Cancer Risk, what we can do now
Patrizia Gentilini
Medico Oncologo ed Ematologo, Presidente ISDE Forlì

 

fonte

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Cosa mangiano i vegetariani?

"Ommioddio, non mangi carne, non mangi pesce, non mangi formaggi, non mangi uova... ma cosa mangi?!? Erba?!?!?"
è la frase tipica del carnivoro sgomento che non si capacita di non avere la sua fettina ai ferri o il panino al prosciutto o lo spezzatino tutti i giorni. Ammettetelo, che vi vien da dirlo ;-)

La vegan-reazione è quella o di scoppiare a ridere in faccia al malcapitato (che magari mangia tutti i giorni le solite 2-3 cose e crede di mangiare in modo "variato") o di sbattere la testa contro il muro dopo aver sentito questa frase per la millesima volta.

Ma la cosa migliore è mostrare tutte le cose che possiamo mangiare - alcune sono le stesse che mangiano i carnivori, anche se non se ne capacitano (perche' molti credono che la carne o il pesce o il latte o le uova ci siano in tutte le pietanze...), altre sono molto simili con qualche piccola variazione alla ricetta originale (ad esempio le lasagne sono facilissime da veganizzare e si possono preparare in tante varianti), altre ancora sono del tutto diverse, e sempre buonissime. Perfino quando mangiamo "erba" (leggi: insalata) mangiamo meglio del carnivoro medio (anche i carnivori mangiano insalata, ebbene sì), perchè sappiamo condirla con tante "aggiunte" gustose: il gomasio, le noci tritate, il lievito in scaglie, i semi di girasole...

Proponiamo qui una galleria fotografica di frighi e dispense vegan, che potrete poi mostrare, una volta fatta la scelta veg, a chi si dice così preoccupato per la mancanza di varietà della nostra alimentazione... quante cose diverse si possano preparare con gli ingredienti ritratti nelle foto crediamo sia chiaro anche al carnivoro meno fantasioso...

E qui sotto, potete vedere anche un filmato... da mangiarsi con gli occhi ;-)




A colazione



Fare una colazione vegan non è semplicissimo solo se si è fuori casa, perchè purtroppo oggi è molto difficile trovare al bar qualcosa di dolce (tipo croissant o altro) che non contenga latte o uova, o addirittura strutto (come accade nei dolci degli Autogrill, che quindi non sono nemmeno vegetariani!). A casa, però, come potete vedere dalle foto qui accanto, il problema non si pone assolutamente, c'è un mare di prodotti tra cui scegliere, sia dolci che salati.

Al posto del latte di mucca basta scegliere il latte di soia (eventualmente aromatizzato in vari gusti: vaniglia, cioccolato), di riso, di mandorle, d'avena, quel che preferite, oppure si può optare per il caffè, caffè d'orzo, bevande a base di cacao. Esistono tanti biscotti senza latte, burro e uova, si trovano sia nei negozi di alimentazione biologica sia nei normali supermercati. Anche alcune delle marche più diffuse producono dei biscotti vegan... senza farlo apposta :-) Basta leggere gli ingredienti per saperlo. Basta che non abbiano latte, burro, uova, miele, e siete a posto!

Se si è appassionati del pane-burro-e-marmellata, si può usare il "burro di soia" o una delle tante margarine vegetali in commercio, ovviamente senza esagerare, si tratta comunque di cibi molto grassi e quindi non salutari.

Altra opzione è una colazione a base di frutta, o una colazione salata, con crackers e fette biscottate guarniti da uno dei tanti patè vegetali in commercio (si trovano nei negozi di alimentazione naturale) oppure fatti in casa. Sempre consigliata è la frutta secca (nel muesli o da sola): le noci, mandorle, pinoli, nocciole, noci brasiliane, ecc. sono un alimento molto prezioso, oltre a essere buonissimo!

A pranzo



A pranzo di solito non c'è molto tempo, quindi la cosa più veloce da fare è un bel piatto di pasta o di riso o di altro cereale in chicco, con uno dei tanti possibili condimenti: un sugo alle verdure fatto in casa, una semplice spruzzata di varie erbe (prezzemolo, basilico, o altre erbe) tritate, con olio d'oliva, un legume (ad esempio i ceci stufati con un po' di cipolla sono buonissimi come condimento per la pasta corta), un sugo già pronto al seitan o alle verdure. Non deve mancare mai una spruzzata di lievito alimentare in scaglie (no, non lievito di birra di quello che si usa per fare il pane!) sopra la pasta: è buonissimo, aggiunge quel sapore in più che rende tutto più gustoso!

Molto comodo è preparare delle insalate di riso, di pasta, di farro, e quant'altro, che poi durano 2-3 giorni e sono già pronte. Fredde nei mesi estivi, da riscaldare nei mesi invernali.

Anche una ricca insalata è un piatto veloce e nutriente: verdure fresche con l'aggiunta di tofu a dadini (o sbriciolato), noci, gomasio (un condimento per l'insalata a base di semi di sesamo tostati e sale), lievito in scaglie, semi di girasole o di zucca (magari non tutto assieme, ma a rotazione :-) ), olio d'oliva, il tutto mangiato col pane, magari integrale, sazia e fornisce tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno nella giornata!

Se si mangia in mensa, è bene far presente ai cuochi le proprie esigenze, in modo che ne tengano conto nella preparazione dei pasti: a loro non costa nulla evitare di mettere, ad esempio, la pancetta nella zuppa o il prosciutto nei piselli stufati, e così quei piatti diventano adatti a tutti.

Al bar o al ristorante si trovano sempre scelte vegan per il pranzo, e se non ci sono, basta chiederle, se il gestore è gentile ed educato le metterà a disposizione, sennò... cambiate bar!

Lo spuntino

A chi non viene una "botta di fame" a metà pomeriggio?! Un po' a tutti, ed è consigliabile mangiare qualcosa per avere le energie per continuare a lavorare o studiare. Valgono un po' gli stessi consigli dati per la colazione, anche se in questo caso spesso non si è a casa ma a scuola o in ufficio, e quindi ci si deve portare qualcosa da casa.

Va benissimo della frutta, uno yogurt di soia, o dei biscotti, o un panino, magari col burro d'arachidi, o la crema di nocciole o di mandorle. Questi patè sono parecchio calorici, essendo a base di frutta secca, ma sono molto buoni e molto più salutari delle merendine confezionate.

A cena

A cena solitamente c'è un po' più di tempo per cimentarsi in piatti più elaborati, e allora si può far riferimento ai tanti libri e siti di ricette - ecco qui una carrellata di siti e libri di ricette vegan - poi basta riempire il proprio frigo con tutto il bendiddio delle foto che vedete qui accanto (ATTENZIONE: la cavietta a pelo lungo che vedete nella prima foto non si compra, si adotta, fate solo attenzione che non vi mangi tutta la verdura!), e mettersi al lavoro, non è difficile, basta seguire le istruzioni!

Di nuovo, guardando le centinaia di ricette disponibili, e le altre migliaia "inventabili" sul momento, viene davvero da ridere a pensare che c'è chi crede che noi vegan non sappiamo cosa mangiare e mangiamo solo insalata!

Di ricette ce ne sono già tante che usano solo ingredienti per noi tradizionali, cioè verdure, legumi, cereali, tipici della dieta mediterranea. Anche per chi ha poco tempo, è facile fare delle zuppe o stufati di legumi che poi durano per svariati giorni, e specialmente d'inverno si mangiano sempre volentieri, mentre per chi ha tempo e voglia di fare qualcosa di più impegnativo si possono preparare tutti i piatti della cucina tradizionale in versione vegan.

Ma ci sono anche tanti cibi nuovi da provare, nuovi per noi, ma tradizionali per altre culture: il tofu, il seitan, le "bistecche" o "spezzatino" di soia, le alghe, oppure "variazioni sul tema" inventate anche qui in Italia, come il "muscolo di grano", una variante del seitan.




Alghe: le alghe sono un cibo ricco di iodio e calcio, e sono un cibo tradizionale nei paesi orientali. Possono essere aggiunte in pezzi alle zuppe di legumi, per rendere gli stessi più digeribili, oppure possono essere usate come parte del ripieno in torte salate, grattugiate a piccoli pezzi sulle insalate, in condimenti per la pasta.

Proteine ristrutturate di soia: si presentano in forma di "bistecche" o "spezzatino" di soia disidratato, e vanno fatte rinvenire nel brodo vegetale per qualche minuto prima della cottura. Terminata questa operazione preliminare, possono essere cucinate proprio come il tradizionale spezzatino, o come scaloppine in padella, e hanno un sapore davvero ottimo, perché, non avendo un sapore proprio, si impregnano del sugo di cottura. Sono molto ricche di proteine, ma non contengono altri nutrienti, per cui è meglio non abusarne, e accompagnarle sempre con verdure.

Tofu: è una sorta di "formaggio" preparato col latte di soia. In realtà, anche se viene detto "formaggio di soia" non ha niente a che vedere coi latticini, quindi è meglio non farsi alcuna illusione in questo senso. Ne esistono moltissime varietà, con sapori molto diversi tra loro. Pochissime varietà sono buone mangiate "al naturale" con semplice olio e sale, ne esistono però un paio che hanno un gusto simile al formaggio "primosale" o alla mozzarella, e sono davvero molto buone. Le altre varietà sono invece ottime da usarsi in torte salate, stufati, o sformati, perché assumono il gusto degli altri ingredienti della pietanza. Anche il tofu è un alimento ricco di proteine.

Seitan: è un alimento a base di glutine di frumento, iperproteico, e, francamente... buonissimo! Viene venduto in vari formati: affettato per panini, aromatizzato con vari sapori; affumicato; a fette da mettere in padella; "informe" per spezzatini e stufati. Al contrario del tofu, è molto buono anche mangiato al naturale. Il suo aspetto ben si presta a creare delle "imitazioni" della carne, quindi lo troviamo in forma di würstel, di arrosto, di mortadella, ecc., ma, proprio perché a volte il suo sapore è così simile alla carne (specie nei würstel), non sempre è gradito ai vegetariani e vegani in queste sue forme.

Alle feste



Qui accanto potete vedere un frigo strapieno di tofu e seitan, pronto per essere usato per un cenone di capodanno per 100 persone! (capodanno 2005-2006)

Tanto per rendere l'idea di quanto appetitosi fossero i piatti preparati in quell'occasione... ecco il menu:

Antipasti:

Hummus alla libanese
Vol au vent ai funghi
Palline di tofu speziato al curry
Tofumini al verde
Primi:

Lasagne al ragù di seitan
Cous cous piselli e curry
Secondo e contorni:

Goulash di seitan con verdure
Lenticchie allo zenzero
Cavolfiore besciamellato
Dolci:

Strudel ai frutti di bosco con crema pasticcera
Panforte
Organizzare feste e cene con un menu vegan (a buffet, o con gli ospiti serviti al tavolo, a seconda di quello che viene più comodo) è uno dei modi migliori per far capire a tutti quanto sia buona la cucina vegan e quindi quanto sia del tutto realizzabile, questa scelta, da un punto di vista pratico, senza rinunciare alla buona cucina. Cercate di organizzarne qualcuna nella vostra città, sono anche un ottimo modo per raccogliere fondi per iniziative a favore degli animali!

Conclusione
Questa bella galleria fotografica di frighi e dispense vegan vuol fare capire solo una semplice cosa: che la cucina vegan offre una infinita varietà di cibi tra cui scegliere, di piatti da preparare, semplici e più complessi. Chi non sa cucinare, se la può cavare benissimo anche da vegan o comprando cose pronte o iniziando da piatti semplicissimi (non certo più difficili di quelli "da onnivori"), chi sa cucinare, a maggior ragione, può cimentarsi in tante variazioni rispetto ai piatti tradizionali o in piatti del tutto nuovi (se pensate "ma no, certe cose non si possono fare"... vuol dire che, al contrario di quanto credete, non è vero che sapete cucinare ;-) O che siete prevenuti o vi manca la creatività).

Perciò: niente scuse, vegan si può, e quindi vegan "si deve"!

 

fonte : http://www.vegfacile.info/mangiare-vegan.html

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